IL CONVEGNO  GENERALE DEL TOURING A CAGLIARI

(Secondo convegno turistico sardo)

30 aprile / 1-2 maggio 1904

in

LE VIE D’ITALIA

Rivista mensile del TOURING CLUB ITALIANO ⇒

Organo Ufficiale dell’ente nazionale per le industrie turistiche

Giugno 1904

  (pp. 185 – 191)

Piazza Jenne e monumento a Carlo Felice

Il primo convegno turistico sardo, tenutosi a Nuoro nello scorso anno, ebbe un crescendo notevole nel secondo, testé svoltosi a Cagliari; e ciò lascia sperare che ogni anno, d’ora in poi, i soci sardi del Touring sapranno riunirsi nell’una o nell’altra delle sue dodici città: Cagliari, Sassari, Oristano, Alghero, Bosa, Iglesias, Nuoro, Ozieri, Tempio, Lanusei, Castelsardo, Portotorres.

Al convegno, a Cagliari, alla Sardegna, alle sue bellezze, ai suoi costumi, alle sue cortesie, vorremmo poter dedicare non poche pagine, bensì un intero numero della Rivista, un libro intero; ma come si fa? Dobbiamo, nostro malgrado, limitarci, accontentandoci di accennare appena a molte delle cose ed avvenimenti che pur desidereremmo de scrivere e narrare, e conservando solo per noi la più grande parte delle nostre note e memorie.

Cagliari

Chi scrive queste righe è già un veterano dei convegni del Touring, ed in essi, fra le altre cose, ha imparato anche che durante il convegno si riesce a vedere troppo poco della città in cui esso ha sede, perché la sfilata, il Vermouth d’onore, il ricevimento in Municipio, il banchetto, i brindisi, portano vin quasi tutto il tempo. Intento viene l’ora della partenza, e chi s’è vi sto se visto… e quello che non s’è visto non s’è visto.

Sarebbe opportuno che, nei convegni futuri, grandi e piccoli, un paio d’ore venissero riservate alla visita alla città, sotto in guida di persona colta, che sapesse scegliere, illustrare brevemente, e dare nozioni sicure. Perché non si pensò mai a ciò?

Ed anche ad un’altra cosa di dovrebbe pensare: ad indicare, cioè, nelle circolari d’invito, i libri che parlano della città o borgata da visitare. In tal modo, chi volesse perché sapere in precedenza che cosa c’è da vedere, potrebbe impararlo, e non pedalerebbe verso terre ignote; chi s’accontentasse di sapere dove si vende il vino buono, non perderebbe il suo tempo con altre melanconie. Ammettiamo che su cento ciclisti sieno anche soli cinque quelli che s’interessano di storia e d’arte; ma perché non pensare anche a quei cinque visto che ciò costa così poco? Il motto del Touring è vi et mente; cioè vis per le gambe, mens per la testa.

Ciò premesso, chi dirige la Rivista pensò bene (e se ne trovò contento) di portarsi a Cagliari un giorno prima del convegno, e dedicarlo tutto a visitare la città; e guidato da persona colta ed intelligente, da un vecchio amico, cioè dal prof. Luigi Cattaneo (socio, ciò è sottinteso, del Touring) poté vedere ed ammirare quanto c’è di bello (ed è molto) della vecchia e rimodernata città, che riveste (colle sue bianche case di tipo orientale, colle sue torri pisane, colle sue cupole ardite), tutta una collina isolata fra il mare, gli stagni, la pianura, e che si presenta così seducentemente bella sia vista, in tutta la sua pompa, dal mare, sia dalla Scafa ove mostra i suoi fabbricati che dalla cima del colle scendono gradatamente alle onde, sia dalla parte orientale, ove allinea il suo duomo, il palazzo reale ed altri edifici sull’alta rupe che scende a picco, col dislivello di 30 metri, sopra il quartiere di Villanova.

Non vogliamo, non possiamo dar qui una guida di Cagliari; ma ci basti accennare, ricordare il Largo Carlo Felice, fiancheggiato dal grandioso edificio del mercato (aperto nel 1866, disegno dell’ingegnere Enrico Melis), una visita al quale, nelle ore del mattino, è assai interessante; la statua di Carlo Felice (fusa nel 1829, inaugurata… nel 1860), il re pacifico stranamente involto in paludamento romano, e con un elmo che lo opprime, interessante per noi perché da essa parte la prima strada carrozzabile costrutta nella Sardegna, da Cagliari a Portotorres, cominciata nel 1822 e compiuta nel 1829; le torri pisane di San Pancrazio e dell’Elefante, erette con varie altre e colle mura del castello, nel 1217, su disegno dell’architetto Fratino; il vecchio palazzo municipale (eretto nel 1504), su in alto presso il Duomo, ed il nuovo superbo palazzo municipale che si sta costruendo nella parte bassa della città, in via Roma; il Duomo (costrutto dai Pisani nel 1113, e mascherato con una facciata barocca, ora levata, per rifarvene un’altra di stile più in armonia coll’edificio), colle sue due belle porte laterali, le sue cappelle sotterranee tutte scavate nella roccia e ricche di cose artistiche e curiose, i due antichi amboni, ed il macchinoso monumento di re Martino, il vincitore della battaglia di Sanluri, il vinto dalla bella di Sanluri, che lo fece morir d’amore nel 1409; il palazzo reale, ora sede della Prefettura, con salone adorno di quadri storici; il monumento dei martiri, inaugurato nel 1886, opera dello scultore Sartori; la necropoli cartaginese; l’anfiteatro romano, quasi per intero scavato nella roccia, conservato bene, e degno di venir conservato meglio; l’università, colle sue raccolte mineralogiche e paletnologiche, lavoro e gloria del prof Lovinato; il museo, fondato nel 1800, ed ora nel palazzo Vivanet; e le chiese e ei giardini, e le strette viuzze che s’arrampicano sul colle, e le viste infinite che si godono dai bastioni.

Volete saperne di più? I libri non mancano, e fra essi non mancano gli itinerari, pubblicazioni così caratteristiche della Sardegna, a cominciare dall’Itineraire de l’ile de Sardaigne (Turino, Bocсa, 1860), del benemerentissimo Alberto Lamarmora, all’Itinerario guida del cav. Salvatore Saba (Cagliari, Timon, 1870), all’Itinerario generale di Enrico Vacca-Oddone (Cagliari, Timon, 1881), al Nuovo Itinerario dell’Isola di Sardegna di Pasquale Cugia (Ravenna, Lavagna, 1892; e non mancano le guide, generali o speciali, fra le quali, altre a quella celebre e ormai rara di Giovanni Spano (Cagliari, Timon, 1868), ricorderemo la Guida dell’Isola di Sardegna di Francesco Corona (Bergamo, Arti Grafiche, 1896), la Guida pratica di Cagliari (Cagliari, Pietro Valdès, 1902) e Cagliari, pregevolissima pubblicazione, del Collegio degli ingegneri ed architetti della Sardegna (Cagliari, P. V Valdes 1901)1 e non mancano i libri di viaggi, come quelli del Valery, Bresciani, Mantegazza, Cionini,

Monumento a Carlo Felice in piazza Jenne.

L’arrivo del direttore generale.

Il secondo convegno turistico sardo acquistava rilievo dall’arrivo del direttore generale Federico Johnson, montato sul primo automobile che abbia attraversato in Sardegna; e l’arrivo di lui nella vecchia capitale dell’isola acquistava rilievo dal secondo convegno turistico sardo: e non fu certamente un caso se i due avvenimenti ebbero una così felice coincidenza.

I ciclisti sardi erano andati incontro al direttore generale a circa 18 chilometri dalla città, sino a Decimomannu, dove, come nei susseguenti paesi di Assemini ed Elmas, egli ebbe, come da per tutto, cordialissime accoglienze, e furono queste appunto che fecero ritardare un po’ il suo arrivo a Cagliari, dove immensa folla lo attendeva in via Roma.

La via Roma è non solo la più bella via di Cagliari, ma una delle più splendide vie d’Italia. Essa, formando come la base di tutta la città, forma anche una specie di salone di ricevimento; perché in essa devono porre piede quanti giungono a Cagliari, a per terra, o per mare. Lunga oltre un chilometro, ed assai larga, si estende da sera a mattina, dalla stazione delle ferrovie Reali Sarde, alla stazione delle Ferrovie Secondarie, dal giardinetto che verdeggia di fronte al nuovo palazzo municipale, sino al giardinetto che abbellisce il piazzale da cui si stacca il grandioso viale Regina Margherita.

Verso settentrione la stupenda via è limitata da notevoli palazzi, nei quali si possono studiare i vari materiali di costruzione che offre la Sardegna (il marmo di Bonaria, il granito della Maddalena, la trachite di Serrenti); verso mezzogiorno è aperta sul porto, sull’ampio mare azzurro, sul Golfo degli Angeli, chiuso a mattina dal promontorio di Sant’Elia, ed a sera dalle alture evanescenti di là da Pula; e fra la via e la banchina corrono tre filari di pioppi, tanto meno rigogliosi quanto più si avvicinano al mare, e formanti del viali a cui gli amanti danno un significato simbolico, una risposta che è più o meno decisa e calorosa quanto più chi deve darla cammina verso la terra o verso l’acqua.

Di là dai viali corrono il binario della tranvia del Campidano, e quello che unisce colla darsena la stazione delle ferrovie Reali Sarde; e l’ampio porto è animato da numerosi velieri, e dai piroscafi che uniscono l’isola con Genova, con Napoli, con Tunisi.

Sulle finestre dei palazzi prospicienti la via, sulle panche di ferro fra albero ed albero, dietro alle corde tirate da un fanale all’altro per mantener libera la parte mediana della via, sopra un palco appositamente eretto, stava attendendo, la sera del 3o aprile, una folla densa e variopinta, nella quale, nella grande massa di persone ormai vestite (in grazia della progrediente civiltà livellatrice e monotona) come quelle di tutte le altre città d’Italia, pure spiccavano alcuni dei caratteristici costumi del Sulcis, dell’Iglesiente, del Campidano, e si distinguevano qua e là le rappresentanze di associazioni e di scuole, con fanfare, musiche e bandiere; dall’alto dei pennoni allegramente sventolavano le orifiamme.

Verso le 19 giunse il tanto atteso corteo, preceduto da una nube di polvere, dai carabinieri a cavallo, e dal rauco e stridulo teuff teuff d’una motocicletta. Vengono quindi, a due a due, circa 100 ciclisti (sui cui bracciali si potevano scorgere i colori e leggere i nomi di quasi tutte le città e borgate dell’isola), colle biciclette infiorate… ed impolverate; un forte e simpatico gruppo di soldati ciclisti; il capo console Luigi Casotti, roseo e rotondeggiante, montato su una delle primissime biciclette che sieno giunte (nell’anno 1887) nell’isola; il console Giacomo Miorin, sotto la cui serietà traspare la contentezza per l’ottimo esito di un avvenimento per il quale aveva tanto lavorato: il console Stefano Binda, che pensa con qualche preoccupazione al banchetto del giorno seguente, del quale è a lui affidata l’organizzazione; il socio Efisio Pani, che guarda costantemente verso il mare per iscoprire se si sta lavorando ai ponti per l’illuminazione; il console rag. Giovanni Todde Diana; ed altri, ed altri.

Ma ecco, accolto da applausi e da fiori, l’automobile del nostro direttore generale; e dietro esso, in gruppo di cavalieri procedenti al trotto serrato: il prefetto conte Piero Cioia e molti ufficiali; e dietro ancora, carrozze e carrozzelle.

Il corteo, così lungo, così singolare, così curioso, per corse tutta la via Roma sino al viale Regina Margherita, e quindi tornò, fra muovi applausi, indietro, per recarsi al ricevimento predisposto dal Municipio.

Il ricevimento del Municipio.

Cagliari aveva, or sono pochi anni, fabbricati scolastici poco adatti e meno igienici per le sue scuole elementari; ma ha ora riparato in parte a tale difetto, col sistemare il fabbricato scolastico del quartiere di Villanova, coll’erigerne uno nuovo in quello di Stampace, ed uno ancor migliore presso la piazza del Carmine, che è poco lungi da via Roma; ed è in tale scuola appunto (visto che l’attuale Municipio à nella parte più alta della città) che il sindaco comm. Picinelli, circondato da molti consiglieri comunali, attese gli ospiti ed il nuovo fabbricato, nel quale non sono finora entrati gli scolari, ebbe così una specie di antinaugurazione.

Sia questo un buon augurio per far sempre ricordare che all’esercizio della mente non deve andar mai scompagnato quello del corpo!

Il ricevimento fu cordialissimo. L’ampio cortile, nel quale entrarono l’automobile e le biciclette che lo accompagna vano, è illuminato da molte fiamme di acetilene, ed ciclisti, appoggiate le macchine alle piante ed alle pareti, entrarono nella palestra, ove li attendeva un sontuoso rinfresco, a cui le ugole assetate e le labbra impolverate fecero massimo onore possibile.

Il comm. Picinelli, vincendo il frastuono di tanta gioventù forte e fortemente rumorosa, brinda con gentili parole; e porgendo il saluto ai nuovi venuti ricorda un’altra visita turistica fatta dai continentali alla Sardegna, quella cioè dei ciclisti condotti dall’on. Attilio Brunialti.

Al sindaco (le cui parole furono salutate da vivissimi applausi), risponde Federico Johnson, che a Cagliari ed alla Sardegna tutta, porta il saluto dei 40000 consoci del Touring, saluto che vuol essere nel tempo stesso una calda e sincera testimonianza di affetto e di stima. La rapida corsa attraverso l’isola, le prove di gentile amicizia colle quali tutti i sardi l’hanno infiorata, l’accoglienza solenne di Cagliari, saranno per lui grati e incancellabili ricordi, che lo faranno ritornare nell’isola bella, per visitarla con minor fretta, e per esprimere ancora una volta i sentimenti del suo affetto ai Sardi, il cui carattere è tutto animato di bontà.

Cessati gli applausi coi quali vennero accolte le parole del direttore generale, parlò il capo- console per Cagliari signor Luigi Casotti, per far risaltare i grandi progressi fatti dal ciclismo e dal Touring in questi ultimi anni a Cagliari e per ringraziare il sindaco per aver con ogni mezzo favorita la buona riuscita del convegno turistico. Nuovi applausi.

Gli ospiti si congedano quindi dai rappresentanti del Comune, e la bella adunanza lentamente si scioglie.

Il festival.

La società ginnastica Amsicora (così chiamata dal nome dell’immortale eroe sardo che nel 217 a. C. si uccideva per non piegare il capo ai Romani vincitori, che avevano fugato ed ucciso Josto figlio suo) prese viva parte al convegno in vari modi, e fra gli altri coll’organizzare un riuscitissimo festival, che si svolse… intorno ad una statua della Madonna, alla statua dell’Immacolata Concezione (buon lavora dello scultore romano Luigi Guglielmi), sorgente nella piazza del Carmine, sopra un basamento altissimo e sproporzionato; e la Madonna fu forse messa così in alta per tenerla quanto più possibile lontana dalle feste profane che si vanno di frequente svolgendo intorno ad essa.

Il recinto è disegno (stile arte nuova) dell’ing. Riccardo Simonetti e fu assai bene disposto ed adornato tanto al l’interno che all’esterno, ed assai opportunamente utilizzato per la mostra campionaria, pesche, lotterie, attrattive di vario genere. Dopo pranzo, il direttore generale coi suoi compagni, e molti ciclisti, visitarono il festival.

L’inaugurazione della bandiera.

Il capo-console signor Luigi Casotti pensò giustamente che nei convegni turistici si deve sapere all’utile unire il dilettevole, e prender occasione da esso per imparar sempre qualche cosa di nuovo; ed ecco perché alla colazione all’aria aperta, in riva al mare volle unire (con gentile condiscendenza delle autorità) la visita alle saline ed al semaforo.

È necessario premettere che la principale industria che ni esercita a Cagliari è quella del sale, già appaltata ad imprese private, ma dal 1899 esercitata direttamente, e con buoni frutti, dalla Direzione (Generale delle Gabelle. Le saline di Cagliari, intorno allo stagno di Molentargius (circa 190 ettari), sono le più importanti d’Italia, come dimostra la monografia del loro direttore ing. Granata: Le saline demaniali del regno, pubblicata nel 1800 dalla Direzione delle Gabelle. Nel 1903 queste saline diedero 1724000 quintali di sale!

Alle saline lavorano (oltre agli operai liberi, ordinari e straordinari, provenienti dal Campidano), circa 1000 galeotti della vicina Casa di pena di San Bartolomeo (eretta nel 1842 sotto la direzione del cav. Barabino), molti dei quali sono pure occupati nel dissodamento dei vicini terreni, e seppero trasformare in floridi vigneti e fiorenti campi di granaglie le già aride e brulle chine del capo di Sant’Elia e delle contermini baie.

Sul punto piè alto della penisola che finisce al Capo di Sant’Elia (e che divide il Golfo degli Angeli, presso Cagliari, dal Golfo di Quarto, più a mattina), cioè a metri 60 sul mare, sorge il faro (eretto nel 1859; di quarto ordine apparecchio lenticolare di luce bianca fissa, variata da lampi rossi; visibile a miglia 14, dipendente dal Ministero dei lavori pubblici; e presso di esso è il semaforo (eretto nel 1891), dipendente dal Ministero della marina.

Dall’alta torre bianca e nera (che, vista da lontano, sembra il fumaiolo d’un basti mento), mentre il gentile comandante ci spiegava gli scopi scientifici e militari del semaforo, ed il modo di parlare colle navi lontane (colle bandieruole invergate nelle ságole, o con altri segnali), noi ammiravamo l’immenso e grandioso panorama che si domina di lassù: da un lato, Cagliari biancheggiante sulla sua altura, le rovine del castello di S. Michele, la torre cadente di Sant’Ignazio, lo stagno di Molentargius, l’altra torre in rovina di Sant’Elia; dall’altro lato il mare immenso, profondamente azzurro.

Mentre alcuni di mai erano lassù, li sotto, in riva alla placida baietta di Calamosca, presso la località detta Is mesas (le tavole, così chiamata dalle lastre di pietra arenaria che la circondano) si andavano formando vari gruppi di ciclisti, i quali giungevano alla spicciolata, o dalla visita alle saline, a direttamente da Cagliari. Quando ne vide raccolto un buon numero, e che li seppe tutti dissetati e sfamati, il capo console signor Luigi Casotti, presentando il nuovo vessillo del Consolato di Cagliari (un elegantissimo drappo bianco ricamato in oro, e sostenuto da un’asta di metallo, cogli stemmoni della Sardegna, di Cagliari e del Touring, con due riquadri coi nomi di Nuoro e di Cagliari, e con ventidue riquadri riservati a ricordare: futuri convegni sardi), espresse la gratitudine di tutti i ciclisti cagliaritani per la gentile signora Maris Johnson (moglie del Direttore generale), la quale, con gentile telegramma, aveva accettato d’essere madrina del vessillo, delegando il marito a rappresentarla. Il bravo console signor Giacomo Miorin, proclamato alfiere, pronuncio bene indovinate parole, dicendosi orgoglioso d’essere il depositario e custode del drappo, che si augurava di poter portare al prossimo convegno generale turistico di Milano.

Il comm. Johnson parlò commosso, ringraziò per se e per la sua signora, per la madre amatissima dei figli suoi, alla quale mandò, dalla spiaggia lontana, cortese ed affettuoso saluto. È inutile l’aggiungere che i tre discorsetti furono salutati da vivissimi applausi.

Distribuiti i bene indovinati distintivi (una bella targhetta alla quale si possono aggiungere tante medagliette quanti furono o saranno i convegni turistici sardi, tutti si avviarono per ritornare alla capitale; e passando all’ombra dei filari di pini traverso la pianura di Liuc (così detta da un’immagine di Maria attribuita a S. Luca, in catalano Liuc), pochi forse pensavano agli ottomila fanti e seimila cavalieri che lì accamparono nel 1917, mandati da Filippo V di Spagna a togliere Cagliari a Carlo III d’Austria, od ai miliziani che, nel 1791, comandati dal cavaliere Gerolamo Pitzolo, seppero ivi impedire lo sbarco delle truppe francesi.

Una sorridente madonnina sarda.

Il banchetto.

Conosciamo in Italia ben poche città che possano vantare passeggiate e punti di vista quali e quanti ne può vantare Cagliari e sotto tale aspetto la città supera senza dubbio tutte le consorelle che hanno una popolazione pari alla sua.

In piano, ha la via Roma, che, colla prolungazione del viale di Bonaria seguito dal viale San Bartolomeo (che noi già conosciamo forma una splendida passeggiata alberata di oltre cinque chilometri, fra il monte e la marina: ove finisce via Roma e comincia il viale di Bonaria, sale verso nord, girando a mattina della vecchia città, il Regina Margherita, che continua col viale Regina Elena sino al Giardino Pubblico, per scendere dall’altra parte col viale Buon Cammino, donde, continuando lungo l’Anfiteatro Romano, si ridiscende alla marina, dopo aver goduti panorami svariatissimi ed insuperabili, che mutano ad ogni mutar di passo.

La vecchia Cagliari, che copre tutto il colle, era chiusa entro varie cinte fortificate, delle quali resta ancora quasi intatta la più alta, cioè quella del Castello; ma dopo che la città, nel 1862, cessò d’essere piazza forte, e dopo che nel 1873 le fortificazioni vennero cedute al Municipio, queste furono in gran parte demolite.

Verso oriente, là ove finisce il viale Margherita, cioè sopra la piazza Costituzione, ed ove comincia il viale Regina Elena, stavano, l’uno sopra l’altro, il bastione della Zecca, il bastione di San Remy (così detto in memoria del barone di San Remy, che l’11 settembre 1730, in nome di Vittorio Amedeo 11 di Savoia, prendeva, in qualità di viceré, possesso della Sardegna), e il bastione di Santa Caterina.

Dall’alto di quei bastioni si domina un immenso panorama sul Campidano di Cagliari, coi paesi di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartuccio e Quarto che fanno corona allo stagno di Molentargius, e su tutto l’ampio Golfo, dal Capo Carbonara a mattina, Capo di Pula verso occidente.

Ora il bastione di San Remy (che adesso si chiama anche Passeggio Umberto 1), è il luogo ove d’inverno, dalle 12 alle 14 (cioè prima di pranzo, che a Cagliari si pranza alle 14), suona la banda; il bastione, divenuto il passeggio pubblico favorito, doveva essere allargato; e per allargarlo, e ridurlo ad immensa terrazza, si sopraelevò il bastione della Zecca; e si pensò allora non già di colmare tale sopraelevazione, ma di utilizzarla per farne un grande porticato, un ampio passeggio coperto per i giorni di pioggia. Si affidarono il progetto e la direzione dei lavori all’ingegnere municipale cav Giuseppe Costa.

Dalla piazza Costituzione si sale con ampie scalinata al passeggio coperto, donde, con altre scalinate, ai soprastanti bastioni e si ha così anche una rapida ed elegante comunicazione fra la parte bassa e la parte alta della città.

È appunto sotto l’ampio porticato del passeggio coperto che alle 14 del primo maggio ebbe luogo il banchetto sociale, servito egregiamente, e non meno egregiamente consumato dai 200 commensali. Poiché, in quei giorni di feste popolari, nessun albergo poteva assumersi di allestire un pranzo per tanta gente, così la direzione tecnica del banchetto venne affidata al signor Giovanni Porru, che aveva scritturati per l’occasione tutti i veterani della salvietta; ed infatti il più giovane dei camerieri, Michelangelo Pillotti, reduce da Bezzecca, è nato nel 1811.

I brindisi, com’è naturale, furono assai numerosi, caldi, svariati e fra altri parlarono il capo-console signor Luigi Casotti, il sindaco comm. Picinelli, il consigliere provinciale di Cagliari comm. Vivanet, il consigliere provinciale di Sassari signor Claudio Demartis, il prof. Giusto, il professor Moro, il signor Sisini farmacista di Ozieri, l’avv. Ferragni, ed il comm. Johnson, che invitò tutti (applauditissimo) a brindare a Luigi Vittorio Bertarelli anima del Touring, a cui prodiga le sapienti energie dell’ingegno.

Il signor Casotti lesse anche parecchi graditissimi telegrammi (fra i quali quello del vice-direttore generale ingegner Alberto Riva da Milano, del capo console di Roma on. Brunialti, e del capo-console di Palermo cav. Di Scalen); e, colle firme di tutti i presenti, presentò a Federico Johnson un album contenente alcuni dei più pittoreschi costumi sardi, con una cortese dedica scritta dal signor Giacomo Miorin.

Levate le mense, e fatto l’inevitabile gruppo fotografico, verso le 17 molti dei commensali si recarono alle corse ciclistiche al Velodromo, di recente costrutto dalla fiorente società Amsicora.

La gita in Campidano.

La terza giornata del convegno di Cagliari cominciò colla visita al Campidano; e così, se nella domenica i ciclisti poterono vedere e studiare, nelle saline, i prodotti del mare, al lunedì poterono ammirare quelli della terra, nei floridi vigneti e nei verdi campi e negli orti fecondi che fanno dei dintorni della capitale sarda un giardino lussurioso, che è anche prova eloquente della intelligente e laboriosa perseveranza dei cultori di quei campi, di quei cultori sobri ed instancabili i quali conservano ancora nei vestiti grande parte degli antichi, pittoreschi costumi, ma seguono nell’agricoltura tutti gli insegnamenti della pratica degli avi contemperata dalla scienza moderna.

Dopo le sei si mosse da Cagliari il corteo, formato dall’automobile del comm, Johnson, di qualche motocicletta, di molte biciclette, di alcune carrozze.

La giornata era splendida. La prima visita fu alla società enologica, dalla quale, per merito del cav. Cettolini, va irradiandosi la rigenerazione vinicola della Sardegna; di lì si passò a Pirri, ove la comitiva fu salutata in municipio da on discorso del sindaco cavalier Capra, a cui rispose il direttore generale, che visita poi, col resto della compagnia, le cantine Capra, Leonardi, l’ani, Amato, gustando ed ammirando; a Monserrato, ove parlò il sindaco cav. Zorcolo, che offri in Municipio un ricevimento; a Selargiu; a Quartuccio; a Quartu, ove parla il cav. Fadda, ove il Municipio offre un altro rinfresco, ed ove si può ammirare l’antico costume delle donne, col fazzoletto di tulle e colla sottana scarlatta bordata di broccato.

Ci domandate dei particolari? E chi se li ricorda più?

E chi pretende particolari da persone che in quattro ore sentirono cinque discorsi, mille parole di saluto, e passarono per quattordici ricevimenti, uno più ricco e cortese dell’altro? Cominciammo bene bene a prendere delle note; ma chi poteva poi continuare? Al ritorno a Cagliari, nella mente di tutti era restata come una calda fantasmagoria di bellezze e bontà, nella gola un misto di gusti prelibati, nel cuore un palpito di gratitudine per tanta gente così cortese e buona, ed un augurio di felicità e prosperità per fratelli degni d’assai miglior fortuna; ed al pranzo offerto al ritorno in città dal capo-console signor Casotti, tutti parlavano con entusiasmo della indimenticabile gita, ne ricordavano i particolari, ne esaltavano lo splendore.

Alla sera.

La bella giornata ci riservava altre sorprese. Sotto la direzione del signor Guido Costa, si svolse, nella notte profonda, la festa a mare. Quattro pontoni del Touring colla fatidica ruota risplendente, della Società Amsicora, del Comitato, della banda), riccamente e fantasticamente illuminati, irradiavano luce e suoni e intorno ad essi centinaia di barchette, illuminate alla veneziana, si allontanarono da terra, per offrire spettacolo alla folla che si accalcava sulla banchina, e per godere lo spettacolo della Via Roma che pareva un nastro di luce disteso ai piedi della regina sarda che faceva spiccare le sue linee superbe sul cielo stellato.

Più tardi si andò al Circolo Mario, che si fregia del nome del celebre tenore cagliaritano Mario marchese di Candia, noto comunemente col semplice nome di Mario.

Il presidente del Circolo signor Antonio Coccu, fece, con cavalleresca cortesia, gli onori di casa; casa che era abbellita dal sorriso soave d’una schiera di signore e signorine. Il signor Johnson ed i suoi compagni furono assai festeggiati e vivi applausi ebbe l’esecuzione dell’inno del Touring, musicato per la circostanza dal maestro Raimondo Rachele, che si ebbe le vive congratulazioni di tutti i presenti.

E così fini questo convegno, che riuscì in modo insuperabile in grazia della cortesia cagliaritana, del solerte Consolato locale, dell’intervento di ciclisti di tutta la Sardegna ed anche (diciamolo pure) della presenza di alcuni continentali, i quali di Cagliari, del suo mare, delle sue terre, dell’isola tutta così bella e degna d’affetto, conserveranno una memoria tanto grata quanto imperitura, e non saranno contenti sino a che non potranno tornare nella terra dei Campidani, del Limbara, del Gennargentu, conducendovi schiere numerose di altri fratelli, che ritorneranno altrettanto entusiasti dall’isola diletta che merita di venir collegata al continente con vincoli più frequenti e più saldı di affetti, di scambi, d’interessi.

Ogni gioia lascia, pur troppo, in fondo al nostro cuore, un po’ di dolore: il dolore d’aver perduta quella gioia; ogni nuovo paese ammirato nelle sue bellezze lascia in fondo al nostro cuore un po’ di come d’una nuova patria lontana; e ciascuno di coloro che Cagliari per il convegno rivedrà sempre, cogli occhi della mente, in quella cornice di monti e di mare, tanti visi di anici, e si chiederà con vivo desiderio e sicura speranza: Quando li rivedrò?

Da sinistra a destra: il cav. Moro e il prof. Mira, del consiglio del Touring, e il comm. Avv. Bacaredda, sindaco di Cagliari.

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