TOUR COSTA PARADISO – VIGNOLA
di Mario Piga
estratti dal libroValledoria, Badesi, Trinità and Aglientu
SENTINELLE SUL GOLFO
Dalla Foce del Coghinas a Rio Vignola
Sassari, Carlo Delfino Editore, 2019 ⇒
per gentile concessione dell’Autore
La Ena di lu Furragu (la sorgente del forno), adiacente a questo fiordo, per il suo substrato argilloso e per la cottura in loco del materiale, ha dato questo particolare soprannome alla zona. Era d’uso infatti, fabbricare qui tegole per la copertura dei tetti.
Costeggiando dall’altra parte incontriamo la Rocca di li Boi (la rocca dei buoi), chiamata così perché si tratta di un luogo riparato e nascosto ad occhi indiscreti. Esso veniva usato per celare il bestiame rubato, per poi essere venduto a commercianti altrettanto poco affidabili, che sopraggiungevano dall’Isola prospiciente la nostra.
L’Ea di l’Agnuli (l’acqua degli angeli), la spiaggia di Funtanazza (fontanaccia) e il riu Niguledda, preannunciano un vasto declivio da dove, nelle giornate particolarmente limpide, sembra d’avere la Corsica a portata di mano.
Anche qui le rocce modellate dal vento prendono le forme più disparate.
La Scala di li Frati (la scala dei frati), appellativo forse dato a questo sito per i due gruppi di rocce che la caratterizzano e che sembra rappresentino due insiemi di “Tenores a Tasgja” (tenores a coro aggese), ma che potrebbero benissimo raffigurare anche dei monaci con la tonaca.
Lu Pultiddolu (il porticciolo) o Cala Saraceno, che viene sfiorato dal riu di li Vaccagghi (rio delle vacche), si sviluppa sino al mare adiacente, estendendosi poi a quella più grande e conosciuta di Cala Sarraina (cala regina).
Un appellativo originato dalle invasioni saracene che, oltre a seminare stragi tra i cristiani nell’VIII secolo, diedero vita a nomi tipici di tale periodo.
Si racconta infatti, che il sostantivo sarraina sia legato ad una leggenda di quel tempo, che vide malauguratamente coinvolta una fanciulla del luogo.
Essa, recatasi con amici e familiari, in una bellissima giornata primaverile, a raccogliere il ben di Dio che madre natura regalava, ebbe la cattiva idea di distaccarsi dalla compagnia lungo
le secche, alla ricerca di patelle e ricci. Avvistata da alcuni marinai a bordo di una nave saracena, in men che non si dica scesero rapidamente, riuscendo a catturarla e condurla a corte, dove divenne
la prescelta del Sultano e quindi fu incoronata regina. Da qui il nome originale di Lu Poltu di Greuli divenne Cala sa Reina-Cala Sarraina, in ricordo di questa regina sarda.
[Cala Sarraina] Un’ansa che si incunea dentro una vallata impreziosita dai fiori di Armeria pungens (spillone delle spiagge), Othantus maritimus (santolina delle spiagge), Matthiola tricuspidata (violaciocca selvatica), che soprattutto in primavera rappresentano una stupenda cornice naturale, mettendo in maggior risalto i colori cangianti del mare. Una tela sulla quale si sbizzarriscono i pennelli del vento di levante, producendo striature di colore, che solo madre natura sa inventare.
Attraversando il golfo lungo l’arenile non si può fare a meno di ammirare, soprattutto al tramonto, Lu Monti Tundu (il monte rotondo) e Lu Scoddu Fulcatu (lo scoglio forcuto), che si stagliano isolati, in mezzo all’ingresso del porto antico.
Due scogli particolari perché particolari sono le storie che appartengono a questi massi granitici. Essi erano punti di riferimento per i ponzesi che vi legavano le gabbie contenenti le numerose aragoste pescate in quel periodo, in attesa che i velieri venuti da lontano arrivassero per acquistare questo prelibato crostaceo. Anche qui, nei primi anni del dopoguerra, soggiornavano questi provetti pescatori, abitando nelle due costruzioni adiacenti all’arenile. Scogli distanti dalla spiaggia, utili a nascondere il pescato, altrimenti preda di malintenzionati e che negli anni sono diventati punto di riferimento dei più audaci, per dimostrare l’agilità natatoria.
Occorre ancora un piccolo sforzo per affrontare la collina antistante, per poi proseguire in cima a Lu Caprufigheddu (la collina bassa) seguendo Lu Passagghiu Mannu (il passaggio grande) e Lu Passagghieddu (il passaggio piccolo), che precedono Lu Poltu di l’Alga (il porto della spazzatura), punto, ahi noi, dove alberga di tutto e di più, tanto da meritarsi quest’appellativo […] non proprio edificante.
Lu Poltu di lu Scaramuzzulu (il porto dei rifiuti), il cui nome ben indica un luogo dove confluiscono gli avanzi vomitati dal mare, sorge a fianco di Poltu Furru (porto del forno), molto probabilmente un punto dove si accendevano frequenti fuochi, per arrostire i pesci.
Monti di lu Culumbu (roccia del colombo) è un toponimo che si ripete altre volte lungo il percorso, poiché le rocce scavate dal vento diventano comodo rifugio per i colombacci selvatici e non solo. Un percorso abbastanza agevole, poiché interamente pianeggiante, diviso da Lu Poltu di lu Trammezu (il porto intermedio) che sembra sia chiamato così perché, appunto, situato in mezzo tra Cala Sarraina e Cala Faa (cala delle fave). […]
La piana di Greuli, come Lu Poltu Rinosu (il porto sabbioso), erano assai apprezzate da molte famiglie del luogo che vi soggiornavano, vista l’esistenza dell’agibile spiaggia. Sono località che si susseguono nell’ampia spianata, prima d’arrivare a Lu Poltu di li Moli, un calancone impervio e scosceso, da affrontare con attenzione, chiamato precedentemente dai barbari invasori Cala Tulca (cala turca), in quanto preferita dai Saraceni per approdi temporanei.
Un luogo riparato, tanto che anche la volpe vi trovava rifugio per sfuggire ai fucili dei cacciatori.
La Tana di lu Mazzoni (la grotta della volpe), è situata a fianco di L’Alburu e la Funtanedda di li Moli (l’albero e la fontanella delle macine), poiché il refrigerio dell’ombra e le secche lungo Lu Passaggiu di li Moli (il passaggio delle macine), conferivano al luogo caratteristiche apprezzate per spuntini e soggiorni duraturi. […]
Li Tegghi Malmarini (le lastre marmoree), dove il porfido marmoreo si distingue da quello più comune rosato, fanno da apripista a Lu Passagghiu di l’Almurazza (il passaggio dei cavoli), nome sardo derivante dall’abbondante vegetazione delle brassicacee Raphanus, dal greco rapa, che vegeta qui. […] Questi luoghi sono rinomati sia per la presenza di questa diffusissima pianta che per i saporitissimi ricci, poiché la mescolanza dell’acqua dolce con quella marina in questo punto, conferisce a questi frutti di mare, un gusto particolare e prelibato.
Un vasto tratto di terreno che si interseca in mezzo a Lu Poltu di li Iiteddi (il porto dei vitelli) e a Lu Canali di lu Salpenti (il canale del serpente), altro punto pescosissimo in momenti di calma e secca. Un passaggio sinuoso, che ci conduce infine all’ingresso di Cala Faa, passando sotto l’occhio attento di una roccia a forma di mantide, che sembra ci inviti ad entrare nell’ampia ed ospitale cala. Superato questo gradevole intermezzo, ci avviamo verso il confine del nostro comune, in mezzo al profumo dell’elicriso e alle bandiere dell’Allium commutatum (aglio delle isole), che fungono da contorno alla scogliera di porfido.
Arrivati a Lu Strintoni (il Canalone) o Cala Faa termina il nostro viaggio attraverso il territorio del comune di Trinità d’Agultu e Vignola. Un percorso lungo e impervio, che merita un riposo in mezzo alle bordure di Crithmum maritimum (finocchio marino), che cresce spontaneo sulla punta che domina Cala Faa e che s’identifica subito per il suo inconfondibile profumo.
Da Lu Strintoni a Portobello a Riu Vignola
Dalla punta di Cala Faa si continua lungo una bassa scogliera e altrettanto affascinante tratto di costa, lungo la quale spicca la località di Rena Majori, del comune dell’Aglientu.
Un comune resosi indipendente nel 1959, dal suo originario capoluogo, Tempio Pausania, usufruendo della medesima legge che ha reso autonome molte frazioni italiane. Il nome del paese deriverebbe dal latino argentu o allentu legato a una sorgente d’acqua dolce, da dove scaturivano delle pagliuzze d’argento. L’etimo è, quindi, rintracciabile nella voce latina argentum, argento.
Più verosimile rimane la tesi, secondo cui deriverebbe da agliu (bianco, vuoto) e i diversi toponimi nel territorio lo confermerebbero: Montiagliu, Agliacana, Frati Agli, Agliu.
Il luogo sarebbe stato fondato intorno al XVIII secolo, formando un’unica entità territoriale con il vicino comune di Tempio Pausania, seguendone le vicende storiche, fino ad arrivare alla sua autonomia amministrativa nel 1959. […]
Passando dall’insenatura di Lu Pitrighinosu (il pietrisco), ci s’incunea in mezzo alla vegetazione del finocchio marino che qui cresce rigoglioso. Il profumo intenso delle piante vede sfilare davanti a noi località come La Purritta e La Ena di Tuttusoni, prima che ci appaia davanti l’insenatura di Lu
Poltu Ecciu di zia Mattia Mannoni (il porto vecchio), oggi Portobello di Gallura, […] ha visto soggiornare … Fabrizio De Andrè, che ha abitato, prima di trasferirsi all’Agnata, nella località adiacente al “porto vecchio”, Li Petri Longhi (le pietre lunghe).
Foto
Dell’Autore: Mario Piga
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