TEMPIO
di William Henry Smyth⇒
Relazione sull’isola di Sardegna⇒
Londra 1828
A cura di Manlio Brigaglia, traduzione di Tiziana Cardone
Nuoro, Ilisso, 1998 (Bibliotheca Sarda, 33)
in inglese:
Paragonata alle altre città della Sardegna, Tempio appare molto imponente, perché vi sono parecchie grandi case a tre piani. L’aspetto generale però è cupo, a causa del granito usato per gli edifici e dei pesanti balconi di legno.
La sua decorazione è di così cattivo gusto e così poveramente eseguita, da essere oggetto di critiche persino da parte degli stessi abitanti della città. Uno di loro mi chiese se il viso, empiamente dipinto come il ritratto dell’Onnipotente, non rassomigliasse piuttosto a quello di un gufo.
Un campanile, dipinto di recente ad affresco con tutti i colori dell’iride, completa l’edificio.
Qui non ci sono libri, ad eccezione dei pochi volumi di polemica religiosa appartenenti al collegio delle Scuole Pie.
L’unico dipinto d’un qualche pregio è una Maddalena nella chiesa del convento che, per la verità, ha un aspetto celestiale.
Producono del vino, ma pensano che l’uva sia così poco matura a causa del freddo del clima che, per assicurare una buona conservazione, aggiungono una certa quantità di feccia bollita, chiamata saba.
Fui piuttosto sorpreso di trovare in questo posto una “locanda” accettabile e notai la strana usanza di due ragazze, che servivano a tavola portando in equilibrio sulla testa una candela così che, mentre giravano per la casa, avevano entrambe le mani libere per il lavoro.
Oltre alle sorgenti di Pàstini e di Custaglia, ve n’è, sul declivio del Limbara, una eccellente, chiamata Fontana Franzoni; si dice che in certe stagioni la sua acqua sia così fredda che quando viene versata all’improvviso rompe i recipienti di vetro e che, se vi si immerge per pochi minuti del vino, questo perde il colore ed il gusto, ma non la sua forza.
Hanno una curiosa usanza chiamata graminatogghju, che sarebbe la cardatura della lana.
Dopo aver tosato la pecora, la moglie del fattore invita tutte le ragazze che conosce ad aiutarla a preparare la lana per la filatura e per tesserla poi in foresi ed orbacci. A loro volta le ragazze informano i propri corteggiatori ed il giorno fissato la casa diventa il luogo di un appuntamento generale, cui si recano in “gran tenuta”.
Dopo aver steso la lana sul pavimento della casa, le giovani, ognuna delle quali ha un mazzo di fiori ricevuto dalla padrona di casa, siedono per terra intorno alla lana e cominciano il lavoro di cardatura e di raccolta, mentre i giovani prendono posto sulle sedie e le panche tutte intorno.
Le fanciulle incominciano a cantare delle canzoni improvvisate sul momento, accompagnate dalla chitarra o cètara, finché tutte non hanno cantato, una dopo l’altra. Quindi una delle ragazze si toglie dal petto il mazzetto di fiori e con particolare grazia lo porge al suo innamorato, accompagnando il gesto con la metà di una strofa che il giovane è obbligato a completare con una risposta appropriata.
Questo esempio è seguito dal resto della compagnia. Se vi dovesse arrivare un forestiero, attirato dalla musica, è sicuro che sarà benvenuto; se non dovesse conoscere il dialetto, la sua parte di strofa sarà cantata da uno degli astanti.
Dopo questa cerimonia, esse ricominciano a cantare e continuano con grande vivacità, fino a quando la lana non finisce ed è depositata nel tavlaroi, cioè nel cesto. Quindi ha luogo un banchetto, e tutto termina con danze e scherzi campagnoli.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Disegni, dipinti e litografie dell’800
Luciano Baldassarre, Costume di Tempio, ca 1841, IN Luciano Baldassarre, Cenni sulla Sardegna, illustrati da 60 litografie in colore, Torino, Botta, 1841; Torino, Schiepatti, 1843 (rist. Archivio fotografico sardo, 1986, 2003).
Giuseppe Cominotti e Enrico Gonin [disegno], A.J. Lallemand [incisione], Vestimenti sardi in serie – Tempio, ca 1826-1839, IN Alberto de La Marmora, Voyage en Sardaigne, ou Description statistique, phisique… Atlas de la première partie. 1. ed. Paris, Delaforest 1826; 2. ed. Paris, Bertrand – Turin, Bocca,1839.
Archivio storico comune di Tempio, Cartina della piazza delle monache, 1863.
Archivio di stato di Cagliari, Chiesa e convento delle monache, 1821.
Alessio Pittaluga, Venditrice di sapone di Tempio, ca 1826, IN Royaume de Sardaigne dessiné sur les lieux. Costumes par A. Pittaluga [litografia incisa da Philead Salvator Levilly], Paris – P. Marino, Firenze – Antonio Campani, 1826, rist. Carlo Delfino 2012.
Jean Baptiste Barla, Principale tempiese, ca 1841 (coll. Angelino Mereu: https://amerblog.wordpress.com).
Jean Baptiste Barla, Viandante tempiese, ca 1841 (coll. Angelino Mereu: https://amerblog.wordpress.com).
Alessio Pittaluga, Coltivatore tempiese, ca 1826, IN Royaume de Sardaigne dessiné sur les lieux. Costumes op. cit.
Giuseppe Cominotti e Enrico Gonin [disegno], A.J. Lallemand [incisione], Graminatorgiu, ca 1826-1839, op. cit.
John William Cook, Graminatorgiu a Tempio, ca 1849, immagine IN John Warre Tyndale, The Island of Sardinia, London 1849, ed. italiana L’isola di Sardegna, Nuoro, Ilisso, 2002.
Cartoline e foto dell’800 e primi ’900
collezione Erennio Pedroni, Gianfranco Serafino, Vittorio Ruggero.
Foto contemporanee
di Salvatore Pirisinu, IN Giovanni Gelsomino, La diga del Liscia, 2006.
di Aurelio Candido – Flickr; di Vittorio Ruggero – Flickr; di Antonio Concas – Flickr.
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