TEMPIO PAUSANIA
di George Burdett
Traits of Corsican and Sardinian Character
in «The New Monthly Magazine and Humorist»
Londra, gennaio – febbraio 1845
Tempio è una delle città più salubri della Sardegna. Adagiata in mezzo a vaste pianure, delimitate da montagne dalle forme più svariate, il suo sito è incantevole, ma l’incanto svanisce quando ci si avvicina, poiché quanto di più sgradevole vi è per la vista e l’olfatto è ad ogni angolo delle strade.
Nella locanda dove ho alloggiato, ho potuto ottenere una camera matrimoniale da condividere con un professore di diritto sardo, che si stava godendo le vacanze a Tempio, suo paese natale.
Questo distinto avvocato, per altri aspetti un ottimo compagno, era terribile nel suo russare. Sembrava che l’essenza concentrata di cinquant’anni di studio procedesse dal suo cervello attraverso le sue narici, tanto grande era l’effetto prodotto; e peggio ancora, il frastuono continuava contemporaneamente in uno squittio di acuti e in un basso, che somigliava al grugnito d’un cinghiale iraniano. Mi sarebbe piaciuto che il degno professore avesse subito un po’ di addestramento a Winchester nei suoi anni più giovani; è un ottimo rimedio per il sonno da serraglio, dato che ho sentito dire che tutte i circassi venduti nell’harem del sultano sono obbligati a non russare.
Eravamo anche soliti cenare insieme regolarmente tutti i giorni alle dodici, l’unico momento nelle ventiquattro ore dedicato dal signor Aruna alla riflessione. Mi disse che da quarant’anni non aveva la malaria, e credo che la sua astinenza fosse il segreto della sua buona salute.
I carabinieri di Tempio sono abbastanza severi nel dissuadere i viaggiatori dal visitare la città: una scalinata di pietra che conduceva a una chiesetta vicino alla caserma dei Cavalleggeri [chiesa di Sant’Antonio] era tra le più interessanti per me, a causa di un’impresa equestre a loro collegata: i gradini sono in numero di dodici, e circa dieci pollici di altezza per otto di larghezza.
Ci sono corse di cavalli a Tempio, così come nella maggior parte dei paesi e villaggi sardi, due volte l’anno. In uno di questi incontri, un cavaliere sconfitto passava davanti alla chiesa, che è a poca distanza dall’ippodromo; impazzito al pensiero della sua sventura, e alle grida del popolo, che acclamava il suo trionfante rivale, affondò gli speroni nei fianchi del suo valoroso cavallo, che d’un balzo superò l’intera scalinata dall’alto verso la piazza sottostante, senza far male al suo cavaliere.
La conversazione dei tempiesi verteva molto su una spedizione di cavalleggeri che era stata inviata, pochi giorni prima del mio arrivo, contro la gente di Orgosolo, villaggio a tre giorni da Tempio. Gli abitanti di Orgosolo hanno la fama di essere i più disperati delinquenti della Sardegna; la vista di un nuovo paio di scarpe era un incentivo sufficiente per ingannare e uccidere i viaggiatori.
Hanno una razza di cani, non di grandissima taglia, ma di straordinario coraggio e ferocia, che aizzati dai loro disumani padroni, attaccano e divorano estranei, e gli uomini di Orgosolo sono addirittura accusati di condividere questi orribili pasti.
Le donne di Tempio sono notevoli per la loro bellezza, che l’usanza del paese, fondata probabilmente sulla gelosia orientale dei loro antenati, le obbliga a nascondere con un manto di lino che arriva fino agli occhi.
Nelle feste le donne tempiesi indossano un corpetto scarlatto, con maniche tagliate, e bottoni d’argento in filagrana; una sottoveste scarlatta era un tempo di rigore, ora però negli ultimi anni è caduta in disuso, essendo il verde ora la tonalità preferita.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Disegni, dipinti e litografie dell’800
Agostino Verani, donne di Tempio, 1806-1815
Cartoline e foto dell’800 e primi ’900
coll. Giovanni Gelsomino, Gian Franco Serafino, Vittorio Ruggero – Tempio
Foto contemporanee
Antonio Concas – Flickr; Aurelio Candido – Flickr
© Tutti i diritti riservati