Ordine pubblico e giustizia
di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi
Barracelli. Questo corpo è composto di 25 individui comandati da un capitano e da un tenente.
Il capitano sceglie gli uomini di servizio. Questo corpo dovrebbe dare sicurezza alle proprietà che i cittadini hanno nelle campagne vicine, ma esse invece sono sempre violate; esso dovrebbe allora riparare i danni secondo i patti convenuti, ma i cavilli legali remano contro la giustizia.
A Tempio, come in altri luoghi dell’isola, alcuni attribuiscono agli stessi barracelli gran parte dei danni che patiscono i proprietari e si sostiene che alcuni fra essi ladroneggiano, invece di allontanare i ladri dai poderi.
Guardia nazionale. Tempio ha due compagnie di milizia nazionale di 300 uomini. I militi non hanno ancora tutti le loro divise e non fanno un utile servizio.
Se questa milizia dovesse essere rifatta sarebbe utile che vi fossero incorporati solo cittadini di conosciuta probità, amanti dell’ordine e delle istituzioni liberali: altrimenti non si potrà ricevere quell’utilità che si ottiene dalla milizia nazionale dove i militi sono scelti fra i buoni.
Converrebbe pure per il buon servizio pubblico che una parte di questa guardia fosse a cavallo. Le guardie a cavallo potrebbero battere la campagna e allontanare i furfanti che spregiudicatamente vi vagano.
Comando militare della città. C’è a Tempio un comandante ed un aiutante maggiore. Sono in servizio dieci carabinieri!!
La guarnigione di questa piazza si compone di 100 uomini di fanteria, 30 uomini di cavalleria, distaccamento dei cacciatori franchi e distaccamento dei cavalleggeri.
La caserma della fanteria e della cavalleria è ben situata sotto il terrapieno della chiesetta di Sant’Antonio, ma fu mal costruita e siccome minacciava di crollare dovette essere puntellata con degli speroni. All’interno c’è poca pulizia e gran freddo d’inverno, soprattutto perché il pavimento è in lastre di granito.
I soldati di fanteria hanno due o tre luoghi da guardare e alla notte fanno la ronda.
I cavalleggeri escono di notte per controllare le vie principali e fanno anche ronda nella città.
In altri tempi avveniva che queste ronde facessero lunghissime pause nelle cantine, lasciando i malfattori liberi di fare il loro comodo, cosicché mentre essi se ne stavano a svuotare le pinte, quelli insultavano le persone, sparavano contro le finestre o le porte, e bastonavano gli altri.
Sicurezza pubblica. All’imbrunire non solo quelli che sono consci di aver qualche nemico o rivale, ma anche le persone più sagge e prudenti si ritirano e si chiudono nella loro casa. Uno che andasse per le strade potrebbe temere insulti o peggio da quei disgraziati che senza alcun rispetto ‒ perché non hanno nemmeno rispetto della forza ‒ girano armati e imperversano. […].
Si spera che questa situazione presto cambi, soprattutto per la vigilanza e l’energia del nuovo comandante, cav. Don Emilio Benaglia, che conosce bene la provincia, essendovi stato per molti anni come tenente e capitano dei carabinieri. È uomo qual si conviene a un posto come Tempio, di grande probità per cui è rispettato, e di grande energia per cui è temuto.
Tribunale di mandamento. La giurisdizione del medesimo si estende a Berchidda, a Monti e alla regione silvestre che dicono Silvas de intro.
È retto da un giudice assistito da un segretario e da un sostituito.
Le cause di questo tribunale sono un bel numero per i molti verbali e gli atti di verifica di segni [sic.] di bestiame. In passato, queste, come altri uffici simili, erano una attività ben pagata.
Tribunale di prima cognizione. Si compone di un presidente, un giudice istruttore, due giudici, uno o due giudici aggiunti, un avvocato fiscale, un sostituito, un sollecitatore del fisco, un avvocato e un procuratore dei poveri, un segretario del tribunale e un sostituito, in totale dodici o tredici soggetti.
Questo tribunale ha nel suo distretto giuridico quattro mandamenti, il succitato di Tempio, e quelli di Aggius, Calangianus e della Maddalena. Trattano le cause in questo tribunale tre o quattro avvocati e un numero maggiore di procuratori.
Si sono più volte udite querele contro questo tribunale perché si procedeva lentamente non per prudenza, ma per negligenza, e si disse che qualche povero uomo dovette restare dei mesi senza vedere il giudice istruttore e conoscere da lui la causa della detenzione.
Si ricorda però con elogio l’epoca in cui fu avvocato fiscale Carlo Sciacca, il quale sapeva animare i giudici al lavoro ed eccitare il tribunale a terminare le cause. Allora nessuno avrebbe osato ricevere neppure da un amico il più piccolo regalo.
Si muovono spesso gravi querele anche contro i forensi perché dissanguano le povere famiglie consigliando liti e lusingando i litiganti a proseguire le cause rifiutando spesso comode transazioni.
Ma forti clamori si levano anche contro gli avvocati nativi ed oriundi del paese che trattando le cause davanti al tribunale di appello sono capaci il più delle volte di non far scontare ai loro assistiti le pene di legge, se abbiano pagato quanto domandato. I delitti della Gallura sono il loro tesoro, perché chi può pagare una certa somma non solo si sottrae alla morte o alla galera, ma ottiene di non subire quasi la pena.
I sopra citati procuratori sono i cosiddetti collegiali; quindi ci sono tanti altri che servono ai particolari nella curia mandamentale.
I notai non sono a Tempio più di 12. Fanno molti affari, ma non tutti operano con regolarità e buona fede.
Delitti più frequenti. Sono uccisioni e ferite per vendetta, che tante volte viene sfogata sul bestiame allevato o allo stato brado e sopra i poderi, uccidendo o sfregiando le bestie (col taglio della coda e delle orecchie), devastando o incendiando le vigne, i sughereti o lecceti ecc.
I furti sono meno frequenti e consistono in uno o più capi di bestiame minuto o grosso.
Si ruba il bestiame grosso, vacche e tori, non solo dalla Gallura, ma anche dalle province confinanti per spedizioni in contrabbando di un certo numero di capi che siano stati promessi a negozianti corsi. Si conoscono alcuni che esercitano questa attività e che tuttavia passeggiano liberamente e vogliono apparire persone oneste. O sono temuti o sanno sedurre.
Nel 1849 si sono avuti a Tempio alcuni casi di grassazioni commessi da una squadriglia di circa 50 uomini. Ma questi sono delitti rarissimi, e se l’opinione pubblica perdona un atto di ferocia nella vendetta a sangue caldo, non sa scusare le rapine e gli assassini.
I banditi propriamente tempiesi non sono forse più di due. È però vero che se la giustizia fosse più rigorosa molti che passeggiano liberi per la città starebbero alla macchia o nelle carceri.
Carceri. Le nuove carceri edificate nel 1845 in un punto alto del paese presso la chiesetta di Sant’Antonio, sopra lo spianamento di una collina, hanno forma ellittica e tre piani, uno terra e due superiori.
Nel cortile interno vi è la cappelletta, e sorge una fonte.
I corpi principali sono diversi cameroni per i detenuti, un’infermeria, una sala per il giudice istruttore, un camerone per le donne.
Nel piano terra sono le celle, che in verità possono qualificarsi tombe cieche.
Il numero ordinario dei detenuti è di circa 30.
È raro che vi si chiudano una o due donne, e quando ciò avviene è perché chiamate a testimoniare, oppure perché non risposero o perché sospettate di aver mentito o spergiurato.
In altri tempi ce n’erano di più perché si chiudevano in carcere ad istanza della curia ecclesiastica quelle donne sospettate di tradire i mariti (“che erano credute tenere male pratiche con qualche maritato”).