TAVOLARA E MOLARA
di William Henry Smyth⇒
Relazione sull’isola di Sardegna⇒
Londra 1828
A cura di Manlio Brigaglia, traduzione di Tiziana Cardone
Nuoro, Ilisso, 1998 (Bibliotheca Sarda, 33)
in inglese:
Tra Molara e Capo Ceraso vi sono dei discreti punti di ancoraggio, il migliore dei quali è Porto San Paolo, facilmente raggiungibile dai tre distinti canali di Tavolara, di Molara e del mare aperto.
Comunque bisogna fare attenzione nel periplo di Capo Ceraso, perché ci sono pericolose rocce affioranti: durante i nostri rilievi un brigantino urtò contro di esse a causa di un vento forte e affondò così rapidamente che se non ci fossero state lì accanto due delle nostre imbarcazioni che accorsero tempestivamente a salvare l’equipaggio e i passeggeri, ormai arrampicati sui pennoni più alti, sarebbero tutti annegati.
La posizione del centro di questa spiaggia è 40°53’54” latitudine nord e 9°43’36” longitudine est. L’estremità orientale è singolare, formata com’è da una cima aguzza che termina in una roccia seghettata con un grande traforo vicino ad essa, chiamata il manaco, cioè manico. La parte sud-ovest forma una baia semicircolare chiamata”Spalmador di terra”, con una spiaggia sabbiosa dove possono ancorarsi anche dei vascelli.
L’insieme è una massa di calcare compatto, simile a quello del Monte Albo, alta quasi 1500 piedi. È di straordinario interesse agli occhi del botanico per le sue innumerevoli piante endemiche, tra cui l’”avena selvatica”, notevole tanto per la sua delicatezza quanto per la sua bellezza.
Una fiamma luminosa, chiamata dai Sardi carbunculo, si vede di tanto in tanto nella parte settentrionale dell’isola e si dice che vi sia apparsa solo dopo che vi fece dimora San Ponziano, il sommo pontefice che vi morì in esilio. Sembra che sia una emissione di gas di idrogeno simile alla fiamma di Yanar, così ben descritta dal mio amico capitano Beaufort nella sua eccellente relazione di viaggio in Karamania: una descrizione che rimette al proprio posto la chimera cui gli antichi l’avevano costantemente riferita. La differenza è che la fiamma sarda appare solo casualmente mentre l’altra sembra essere stata costante per più di venti secoli.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Foto contemporanee
Evgeniy Ursalov – Flickr, Maurizio Arca – Flickr, Patrick Nouhailler – CC BY-SA 2.0 – Flickr, Francesca Cappa – CC-BY-2.0, Gianni Careddu – CC BY-SA 4.0, wikimedia commons, Luca Sbardella – CC-BY-2.0 – Flickr, Immacolata Ziccanu – Flickr.
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