Curatoria di Canahini (Canahili)
di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi
NOTA DEL CURATORE. La Gallura superiore, come la definiva Vittorio Angius (ma che oggi chiamiamo Alta Gallura), nel medioevo era divisa in dipartimenti, cosiddette curatorie, a loro volta comprendenti villaggi e porzioni di territorio i cui toponimi medievali (con piccole modifiche linguistiche) e la cui area geografica sono ben riconoscibili nella odierna mappatura giurisdizionale e toponomastica della regione.
I dipartimenti in questione erano otto e si chiamavano Fundimonti, Unàle, Montangia, Canahìli, Balaiana, Gèmini, Taras, Orfili.
Caratteri geografici e geomorfologici. Non potendosi ben determinare l’estensione di questo dipartimento dalla parte del Gemini e del Taras, non si vuole indicare numericamente la sua probabile superficie. Tuttavia parrebbe che la sua estensione sia maggiore da est ad ovest che da nord a sud cosicché ‒ cominciando dai confini di Spiteddu ‒ esso dovrebbe comprendere Zighinòni, la Sarra di Canahìli, Siuloni, Pulchiana, e di là fino al fiume Taras.
Il Canahini [Canaili] era per gran parte montagnoso, e la massa più considerevole è quella che i tempiesi dicono la Sarra di Canaìle.
Fiumi. Questo dipartimento è attraversato dal fiume Carana [Liscia], e dai suoi confluenti, Càttala (Badupedrosu), Zighinone, Rio Tommas, La Fogi, Littarru, Pische.
Villaggi e popolazioni. La curatoria Canahini, regione mediterranea, confinante a levante con l’Unale, a tramontana con Balaiana e Montangia, alle altre parti col Gemini, conteneva:
- Haagiana o Agiana che pagava di feudo ll. 5
- Villa Canaran ” 13
- Villa Canahini ” 32
Canahili si trovava presso la chiesa di San Michele arcangelo. Da questo paese, che in principio era il capoluogo, prese il nome il dipartimento.
Canaran, che chiaramente corrisponde a Carana, era presso le chiese di San Bartolomeo e di San Nicolò.
Haagiana? Non abbiamo alcuna informazione per indicarne il sito.
Si deve poi aggiungere Silonis o Siulonis, presso San Pietro apostolo, chiesa antichissima a tre navate, e prossima alla Vergine delle Grazie.
In Artaìna a circa due miglia nella tram. di Siulonis sono vestigie di un’altra popolazione. Ne appaiono anche in Montivargia sotto monte Scalìa presso San Biagio; in Chivoni intorno alla chiesa di San Martino nella pendice sinistra dello Sfossato; e nella Traessa presso Sant’Andrea, a nord, a distanza d’un miglio dalla chiesa della Vergine delle Nevi, poco sotto la sommità del monte.
Bibliografia:
- Dionigi Panedda, Il giudicato di Gallura, Sassari, Dessì, 1978
- Fabio Pinna, Archeologia del territorio in Sardegna. La Gallura tra tarda antichità e medioevo, Cagliari, Scuola sarda editrice, 2008
- Giuseppe Meloni – Mauro Giacomo Sanna, La Gallura in epoca medievale: 3. L’insediamento umano. In: Salvatore Brandanu (a cura di), La Gallura, una regione diversa in Sardegna: cultura e civiltà del popolo gallurese, San Teodoro, I.CI.MAR. Istituto delle Civiltà del Mare, 2001, pp. 122-128.
- Giacomo Floris, Signoria, incastellamento e riorganizzazione: il caso della Gallura, Università di Barcellona, 2012-13. Tesi di dottorato