CONFESSIONI E BATTAGLIE
di Ugo E. Imperatori
in
«SARDEGNA!»
1914
NOTA. In Sardegna il nome di Ugo E. Imperatori è noto agli studiosi e ai cultori di storia come strettamente associato ad Attilio Deffenu (il giovane intellettuale nuorese, laureato a Pisa in giurisprudenza, ardente interventista nella prima guerra mondiale morto sul Piave nel giugno 1918, la cui figura è stata molto indagata) e alla rivista «Sardegna!», il cui primo numero vide Imperatori direttore e fu stampato a Tempio Pausania nel gennaio 1914. I rapporti tra Deffenu e Imperatori e la vicenda «Sardegna!» sono stati ad oggi descritti alla luce del rapporto epistolare di Francesco Cucca con Deffenu, e di poche altre sparse pagine. Inevitabilmente si è insomma indagato sul versante di Deffenu e, molto poco, troppo poco, su quello di Imperatori, la cui figura è rimasta completamente in ombra.
Se è vero che ancora oggi, nell’era del web e della digitalizzazione dei documenti storici in tutto il mondo, non è facile avere di lui precise informazioni biografiche, soprattutto sul lato professionale, ciononostante si sarebbe potuto dire di più. Le frammentarie notizie di Imperatori che emergono nell’epistolario sopradetto, avrebbero insomma già dovuto incuriosire e portare chiedersi: ma chi era Ugo E. Imperatori, questo giovane di cui Deffenu ebbe tanta stima intellettuale da condividerci inizialmente l’avventura di «Sardegna!»?
La Grande Enciclopedia della Sardegna a cura di Francesco Floris e Manlio Brigaglia, così lo presenta: «Giornalista (Fiano Romano 1886 – Roma, dopo 1940). Curioso personaggio di intellettuale, viveva facendo il viaggiatore di commercio in Sardegna. Diresse all’inizio la rivista “Sardegna!”, progettata da Attilio Deffenu, per la quale era soprattutto incaricato di raccogliere la pubblicità e gli abbonamenti, ma scrisse anche qualche articolo sulla “questione sarda”».
Troppo riduttiva questa presentazione, e certe notizie che emergono da questi passaggi necessitano di alcune precisazioni e rilievi critici. Che Ugo E. Imperatori fosse un intellettuale non è vi dubbio (meno chiaro è perché fosse “curioso”: forse perché non risulta chiara l’esatta sua prima dimensione professionale?): era un giovane intellettuale appassionato se non innamorato di Sardegna, e soprattutto della Gallura: tra il 1912 e il 1914 abitava a Tempio, e fu certo in relazione con l’élite intellettuale del paese («fraterno amico» definisce Salvino Tortu, l’editore del primo numero di «Sardegna!»). Scrisse più di qualche articolo sulla questione sarda: solitamente si accenna al primo La Sardegna d’oggi. Il capo di sopra, 6 ottobre 1912, e all’ultimo La Sardegna d’oggi. Il capo di sotto, 16 marzo 1914, articoli peraltro mai ripubblicati, ma interessanti, che permettono di capire il perché del sodalizio con Deffenu. In particolare il primo articolo merita un posto d’onore: non vi sono dubbi infatti che fu esso a stimolare in Deffenu l’ardente desiderio di conoscere Imperatori, dal cui incontro nacque l’idea della rivista «Sardegna!».
Ed ecco, ora, che questi due articoli, talvolta citati ma praticamente sconosciuti, vengono rilanciati anche da Gallura Tour (ma gran parte del merito è della prodigiosa opera di digitalizzazione documentale in corso nel mondo) in nuova e bella veste, affinché possano raggiungere un numero più ampio di lettori, e per rendere i meritati onori al suo autore Ugo E. Imperatori, ché ad oggi, i Sardi niente gli hanno tributato.
Non solo! Gallura Tour, nella persona del suo curatore, lo storico Guido Rombi, ha scoperto che non erano solo quelli gli articoli “sardi” di Imperatori. Rombi ne ha rinvenuti altri tre – di cui ben due dedicati alla Gallura – completamente sconosciuti. (In totale al momento sono cinque gli articoli pubblicati in note e seguite riviste italiane quali Nuova Antologia di Lettere e Almanacco Italiano). Articoli preziosi, che non solo arrichiscono il panorama culturale della Sardegna e particolarmente gallurese, ma – messi ora in correlazione con Deffenu e la rivista «Sardegna» -, danno senza dubbio alla figura di Ugo E. Imperatori una aggiuntiva rilevanza.
Tanto più se si considera – altro aspetto sconosciuto – che egli non restò una meteora nel panorama culturale italiano di quegli anni. Infatti, dopo essersi fatto corifeo, in quegli anni a ridosso della Grande Guerra, della Sardegna e oggi diremmo della «Questione Sarda», Imperatori si sarebbe fatto per un trentennio corifeo degli Italiani sparsi nel mondo. Dai primi anni Venti e fino a tutti gli anni Cinquanta, i cataloghi restituiscono decine di titoli a sua firma sugli italiani emigrati, specialmente nell’America meridionale (in Argentina, Brasile, Uruguay), reclamando un impegno dell’Italia a non dimenticarli e semmai a valorizzarli nell’ottica anche dei rapporti commerciali ed economici con gli Stati adottivi. Fra i tanti titoli segnaliamo Italia Prodiga (Gli italiani all’estero), Alpes, Milano, 1925; Italia madre. Gente nostra per il mondo, Roma, Sapientia, 1929; Italiani fuori d’Italia. Sintesi del contributo italiano allo sviluppo sociale d’ogni paese, Milano, Zucchi, 1937; Nell’America Latina, Roma, Società, 1940 … e infine Dizionario di italiani all’estero: dal secolo 13. sino ad oggi, Genova : L’emigrante, 1956.
Insomma, non fu affatto una meteora di intellettuale Ugo E. Imperatori. Anzi, l’esperienza di lavoro e culturale in Sardegna, sembra essere stata la palestra di tutta la sua attività culturale-professionale successiva. E possiamo dire che riguardo alle sue ottime doti intellettuali Attilio Deffenu ci avesse visto giusto, a prescindere dalla successivo avvicendamento direzionale e proprietario di «Sardegna!».
Terminiamo questa NOTA su Umperatori, con due osservazioni.
La prima sulla fondazione di «Sardegna!». Chi tra i due intellettuali ebbe per primo l’idea non è facile dirlo. Se nella Enciclopedia (sopra cit.) si dice che fu un progetto di Deffenu, altre fonti lo attribuiscono invece a Imperatori (si veda QUI). E tuttavia potrebbe non esserci stato in questo caso un primo e un secondo; potrebbe anche essere che entrambi i due giovani coltivassero la stessa idea (succede, non è raro), e quindi il merito della ideazione sia assolutamente da condividere.
La seconda osservazione è che ci faceva Ugo E. Imperatori a Tempio Pausania?
Ecco, qui si entra in una finestra di incertezza, dove le ipotesi prevalgono sulle certezze. Chi realmente fosse e quale fosse il suo vero mestiere non era chiaro nemmeno a Deffenu, se è vero che fu il suo amico Francesco Cucca a dirgli che correvano voci fosse un funzionario della polizia scientifica, voci peraltro confermate dallo stesso Imperatori a Cucca nel 1914, nella fase del passaggio della direzione a Deffenu.
E’ però presumibile che a Tempio Pausania egli non facesse il mestiere del poliziotto scientifico. E quanto si dice nella Enciclopedia sia sostanzialmente corretto: cioè che «viveva facendo il viaggiatore di commercio in Sardegna», e probabilmente – aggiungiamo noi – del settore sugheriero gallurese: ciò soprattutto alla luce degli articoli sulla Gallura e di uno in particolare, Fra i querceti di Gallura.
Che, quindi, egli in quei due anni “tempiesi”, fosse un giovane laureato in giurisprudenza, vincitore di concorso per la Polizia scientifica, ma non operativo. Prestando attenzione a quanto scrive Cucca a Deffenu nel marzo 1914 – vale a dire nel momento del subentro di Deffenu alla guida del giornale -, è in questo periodo che Imperatori rientra nel corpo della Polizia scientifica (scrive che era stato lo stesso Imperatori a dirgli che era «rientrato poliziotto» (attenzione alla parola «rientrato»), come comprova un articolo dello stesso giornalista romano proprio dello stesso periodo.
La collaborazione fra Attilio Deffenu e Ugo Imperatori e il giornale «Sardegna»
tratto da
Per un profilo del giovane Deffenu
di Manlio Brigaglia
in La perdita del Regno. Intellettuali e costruzione dell’identità sarda tra Ottocento e Novecento
Roma, Editori Riuniti, 1995, pp. 152-171
[…] Ma intanto [Deffenu] continua a impegnarsi, a fare progetti d’azione, a cercare uno sbocco a quella sua smania di intervenire direttamente sulla realtà (che è in fondo, anche, una continua ricerca di se stesso): cosí, tra l’estate e l’autunno del 1913, mentre è ancora a Nuoro né intravvede la possibilità di lasciare la Sardegna, s’appassiona al progetto di una «grande rivista mensile, regionale, tipo “Lettura”, “Noi e il mondo”, magnificamente illustrata, ma seriamente scritta, di soggetto esclusivamente sardo». Cosí la annuncia all’amico Francesco Cucca, verso metà ottobre: «Sarà intitolata “Sardegna”, rivista della vita sarda nuova ed antica. Uscirà a Tempio e sarà diretta dal mio carissimo amico Ugo Imperatori, un giovane che dà molto affidamento per cultura e per serietà».
Con Imperatori, un pubblicista capitato nell’isola per ragioni di lavoro, e che già aveva cominciato a pubblicare su «La Nuova Antologia» la prima parte d’un lungo saggio sulla “Sardegna”, Deffenu s’era incontrato qualche mese prima a Nuoro, dove lo aveva invitato proprio per approfondire il progetto della rivista. La prima idea, in realtà, era stata di Imperatori, che già aveva esperienze di tipo editoriale, e che pensava, attraverso i rapporti che aveva sulla penisola e una sua certa esperienza nel campo della raccolta delle inserzioni pubblicitarie, di poter assicurare all’impresa un budget sufficiente a farla sopravvivere (anzi, come è probabile che pensasse Imperatori e come Deffenu, con entusiasmo un po’ ingenuo, dovette credere sul principio, per farla diventare un’intrapresa economicamente attiva).
In quell’incontro «avemmo – ha scritto Imperatori –, Attilio Deffenu ed io, lo stesso proposito, trascorrere la giornata che volevamo dedicare alla nostra amicizia, non già per le strade e i caffè di Nuoro, ma proprio ad Orgosolo e nei dintorni. Erano i giorni della grande disamistade, che aveva fatto balzare il paese sulle prime pagine dei giornali italiani, e lo stesso Deffenu aveva scritto sul «Giornale d’Italia» «della cronaca e delle prese in giro alla polizia che fa una figura veramente offenbachiana (in ottobre avrebbe mandato invece un «vivacissimo articolo» in cui, diceva, aveva studiato il fenomeno nella sua cornice storica e ambientale»: «ma non è stato pubblicato aggiungeva e pour cause …Arrivammo ad Orgosolo – continua Imperatori – che presentava un pauroso aspetto. Ogni casa aveva chiuse le porte e le finestre, nelle vie circolavano soltanto pattuglie di carabinieri e di soldati. Ci pareva di andare per un paese abbandonato e per un vasto carcere silenzioso. […] Appassionato e impulsivo, Attilio Deffenu m’andava esprimendo quelle idee che ebbe poi il coraggio di pubblicare sul tragico argomento».
L’incontro concretò un accordo attraverso il quale, praticamente, Imperatori s’assumeva l’onere del finanziamento e della «fabbricazione» tipografica della rivista, e Deffenu il compito di cercare, scegliere e fornire il materiale e le collaborazioni: «lo curerò la parte che riguarda la cronaca e il movimento economico (la rivista si propone di esporre al piú grande pubblico possibile tutti i principali problemi sardi – di economia, arte, letteratura, politica e lottare per la loro risoluzione), a Lucio Secchi sarà affidata probabilmente la parte politica», scriveva. Si prometteva rigore nella scelta delle collaborazioni, che dovevano essere tutte di prim’ordine, e intanto si cercava di avere, per il primo numero, le firme di Grazia Deledda, Sebastiano Satta, Paolo Orano: «Pensa che cosa sarà la nostra rivista se riusciremo a trarre dalla nostra questi tre grandi, sognava Deffenu”. In realtà, Satta non poteva ormai dare che qualche verso (e una sua composizione apparve infatti nel primo numero), con Orano, pure piú interessato all’iniziativa, i rapporti rimasero tesi, confusi e spesso polemici per l’intera breve vita della rivista – anche se ad un certo punto s’era profilata l’idea di chiamarlo in un comitato di redazione –, la Deledda nicchiò a lungo e solo nell’ultimo fascicolo permise la pubblicazione di un brano del Marianna Sirca, che stava per uscire: ma in mezzo c’era stata una lunga, anche meschina controversia per una caricatura che alla Deledda non era piaciuta e che Deffenu solo alla fine aveva accettato di non pubblicare. Tutta la vita della rivista fu, del resto, agitatissima.
Chi la percorra attraverso l’epistolario di Deffenu rintraccia facilmente i motivi del suo fallimento come impresa economica e, anche, della scarsità del suo successo come iniziativa culturale e politica. Innanzitutto i rapporti con Imperatori, che si fecero subito difficilissimi, dopo la pubblicazione del primo numero (in realtà, di fronte alle critiche per la scadente esecuzione grafica e la scelta della carta – la rivista era stata stampata a Tempio, dove Imperatori aveva la sua base di lavoro, dalla tipografia Tortu –, Deffenu aveva all’inizio provato a scusare il suo «socio» dando la colpa ad una fretta eccessiva: ma già al momento dell’uscita del secondo fascicolo le relazioni s’avviavano alla rottura, soprattutto perché Imperatori non era in condizioni di far fronte agli impegni finanziari che aveva assunto). In secondo luogo per la scarsa rispondenza di lettori e di abbonati, che costrinsero Deffenu a rivolgersi all’amico Cucca per ottenere un finanziamento che il seguito degli eventi gli impedí di restituire: né il generoso Cucca (una curiosa figura di avventuroso impresario coloniale e di poeta sardo-arabo, che viveva in Tunisia), insistette mai per riaverlo indietro. In terzo luogo, e sarà questa la causa principale della mancata incidenza dell’iniziativa, il sostanziale isolamento in cui Deffenu si trovò a lavorare fin da quando, a partire dal secondo numero, si assunse l’onere dell’intera gestione della rivista, che si stampò a Milano dov’egli si era trasferito, finalmente, alla fine di dicembre 1913, per lavorare in uno studio legale. Se a scorrere il sommario dei quattro fascicoli, usciti fra il gennaio e il giugno del 1914 (gli ultimi due portano il numero doppio, nel tentativo di recuperare il ritardo: il quarto fascicolo, numero 5-6, reca la data di maggio-giugno, ma in realtà uscí dalla tipografia nella seconda metà di luglio), la rivista appare dotata di una sua originalità e di una sua rilevante rappresentatività delle posizioni della intellighenthia isolana piú vivace, e graficamente ricercata, persino qua e là elegante secondo i moduli dell’imperante liberty, le lettere di Deffenu testimoniano invece il lungo itinerario di smarrimenti, di disperazioni, di fatiche che gli costava quell’impegno: «scrivo tutti i giorni dodici o quindici lettere per assicurare buon materiale per questo e per i successivi fascicoli», «ier l’altro io aveva lasciato la tipografia alle tre dopo la mezzanotte, con le membra fiaccate, col cervello in fiamme e il petto che ansava scosso dalla furia del male!».
Eppure nella rivista Deffenu credeva profondamente: «a fare in modo che la rivista abbia basi di successo e di vita sono sempre qui a dare tutta la mia attività, tutta la febbre dell’entusiamo e della fede!», scriveva pur lamentandosi che essa fosse, per lui, «una rovina economica, oltre che fisiologica». E quando arrivò a pensare che «le mene dell’Imperatori» avessero «un fine occulto», quello di sabotare la rivista, «tu vedresti – scriveva a Cucca, di che io sia capace. E vedresti la rivista “Sardegna” vivere vita gigantesca, perché darei, oso dire daremmo tutto il nostro sangue, fino all’ultima goccia! per far trionfare quest’impresa, che diventerebbe la bandiera di una meravigliosa vendetta!».
Nella rivista, Deffenu aveva «ripreso» il suo ininterrotto discorso sulla Sardegna, arricchendolo – però – degli umori, delle sollecitazioni, delle convinzioni che gli venivano soprattutto dall’ambiente politico e culturale in cui s’era trovato immerso appena arrivato a Milano. […]
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE SU ATTILIO DEFFENU E UGO E. IMPERATORI
https://archive.org/details/FrancescoCuccaLettereAdAttilioDeffenu19071917/mode/2up?q=imperatori
https://www.filologiasarda.eu/files/documenti/pubblicazioni_pdf/cfscucca/01introduzione.pdf
https://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=14869
https://arts.units.it/retrieve/e2913fde-333e-f688-e053-3705fe0a67e0/Tesi_PhD_Chiaricati.pdf
CONFESSIONI E BATTAGLIE
di Ugo E. Imperatori
in
«SARDEGNA!»
1914
Questa rivista non à origine dal capriccio d’un mecenate né dalla vanità d’un autore: è il risultato del consenso e della cooperazione di molti uomini di buona volontà i quali sentono il dovere di raccogliersi intorno ad una bandiera fiammante di ardimento in quest’ora di crisi della fortuna sarda. Son uomini noti ed uomini oscuri, d’ogni terra e d’ogni stirpe, che recano il loro vario contributo economico intellettuale od ideale ad un fine comune, al fine di sollecitare il rinascimento della Sardegna attraverso la conoscenza sicura e lo studio efficace d’ogni sua condizione attuale.
Contro l’ignoranza diffusa e contro il diffuso pregiudizio sarà diretta ogni nostra battaglia: e queste pagine ch’io scrivo e scriverò saranno appunto il diario sincero di battaglie simili, conterranno la fedele confessione d’ogni vicenda triste o lieta della nostra azione continua. Mi par doveroso scrivere un tal diario non soltanto perché i singoli cooperatori di questa impresa possano seguirne
come ne hanno diritto tutte le sorti, ma anche perchè altri uomini di buona volontà siano stimolati a dar opera d’aiuto e intelletto d’amore alla rivista regionale. La constatazione del crescente interesse col quale l’Italia continentale guarda alla fortuna della Sardegna fa ritenere che i militi della nostra causa costituiranno un numeroso e poderoso esercito.
La prima battaglia
L’inizio dell’impresa rappresenta la nostra prima battaglia contro il facile misoneismo e contro l’indifferenza generale e contro la frequente apatia. Pochi uomini han combattuto la battaglia nella quale m’è toccato l’onor sommo di portare la bandiera: pochi uomini ma animosi di fede e forti d’entusiasmo che àn rapidamente ottenuto la vittoria di realizzare un sogno.
Sembrò impresa di sogno infatti ad alcuno la nostra impresa ma noi corremmo fiduciosi alla realtà mentre di lontano c’incoravano alla vittoria spiriti forti ed alacri. Oggi rivolgiamo a questi spiriti animatori della nostra battaglia il nostro grato pensiero e ne ricordiamo qualche espressione viva di fede e grande d’amore.
Irma Melany Scodnik, mirabile in ogni suo apostolato, ha salutato lietamente l’iniziativa: «Il risveglio della colpevolmente negletta Sardegna è una gioja per me nella miseria de la vita politica italiana.»
Giuseppe Sergi, indimenticabile maestro, parla ancora agli uomini di Sardegna: «Mi compiaccio del risveglio sardo, che non dev’essere un’importazione dal di fuori, ma espressione propria sarda. Perché, si sa, i sardi sono tacciati di poca iniziativa; e voi altri tutti, in un modo o nell’altro, dovete mostrare di sapervi muovere da voi stessi».
L’insigne generale Pietro Marini ci sprona ad una nuova battaglia; e noi non trascureremo l’incitamento prezioso. «Auguro alla rivista il migliore successo, così da poter col tempo, comprendere nel suo programma la formazione dell’anima marinara italiana. Allargando il campo della sua attività “Sardegna! gioverà alla nazione e all’isola diletta, la quale dal mare e dall’attività italiana sul mare trarrà i migliori e più pronti vantaggi.»
L’onorevole Guido Podrecca (oggi più onorevole di ieri!), grande e fervido amico della Sardegna, scrive una lettera che non so trattenermi dal riprodurre per intero:
«”Sardegna! Il caro nome suscita in me i più dolci e forti ricordi. Se i continentali conoscessero l’isola vostra e nostra, dai grandi orizzonti, dalle infinite solitudini, che fanno prorompere dal cuore il grido del poeta: o desio di canzoni, o sonnolenta smania di sogni ne l’immensità! l’amerebbero come io l’amo, come l’amano quanti vi approdarono in pellegrinaggio d’amore.
Ma la Sardegna non è nota ai più che per l’urlo della vendetta, retaggio di popoli lasciati in abbandono giuridico, e per l’insidia malarica dei bassi piani.
Pochi sanno la forza della sua stirpe, la solennità dei suoi ruderi, l’incanto dei suoi paesaggi, la verginità pittorica dei suoi costumi, e, sovratutto, il tesoro di energie popolari che la ridesta a nuova vita civile.
Ben fate dunque a diffonderne la conoscenza ed a farla amare.»
E il deputato Antonio Scano plaude al nostro programma di battaglia: «II nobilissimo concetto che inspira la nuova rivista non può che riscuotere il plauso di quanti hanno fede nella utilità di un’azione incitatrice pel rinnovamento di tutte le energie isolane.»
E molti e molti altri confortano di consiglio e d’opera e di solidarietà l’iniziativa già salutata in modo lusinghiero dalla stampa isolana e continentale, cui ci sentiamo specialmente grati d’ogni ausilio recente e futuro.
Questo fascicolo
Questa prima battaglia è stata rapida, ò scritto: la vittoria n’è intera?
Questo fascicolo edito per i tipi del mio valoroso amico, fratello di lavoro, Salvino Tortu, che à con sicuro ardore dato il suo pratico entusiastico aiuto all’iniziativa questo fascicolo, non vuole e non può rappresentare la perfetta espressione d’ogni nostro ideale prossimo e remoto.
È pubblicato nel tempo prestabilito: e risente dunque della fretta e delle altre contrarie circostanze nelle quali è stato composto. Taluno osserverà, criticando, che l’ordine dei singoli scritti pubblicati avrebbe potuto esser più logico (benché una rivista di vita sarda non debba essere schiava di tradizioni logiche!): ma l’ordine presente ci è stato imposto dalle condizioni del tempo. Tal altro obbietterà questa o quella censura tecnica: ma… non avrà fatto e non farà mai l’editore d’una rivista simile.
Ed anche si potrà ricercare nel fascicolo la prevalenza di un qualche elemento che possa determinare il carattere della rivista: ma noi abbiamo già messo in guardia i lettori da false conseguenze d’una tale ricerca che potrà solo rivelare della rivista un carattere.
Il Natale à inspirato due poeti di Sardegna – l’aquila di Barbagia e frate Mariano: – essi pubblicano, a decoro della rivista, i loro versi. Ma la rivista medesima potrà mandar per il mondo un suo fascicolo pur senza un verso, quando l’anima dei veri poeti non si volga spontanea alle opere e ai giorni di Sardegna.
Però il lettore avveduto e benevolo troverà, io confido, pur in queste pagine iniziali una serie di legami spirituali: e rintraccerà i segni eterni della stirpe nell’opera dei poeti e dei disegnatori e nella musica popolare; e sentirà il palpito dell’ora critica nelle prose di Salvatore Farina e di Paolo Orano; e udrà voci nuove nel giudizio della politica e dell’economia isolane. Ad ogni collettività e ad ogni singolo perverrà un’eco di particolare interesse: ma l’eco d’amore universale per la fortuna sarda toccherà ogni animo, agiterà ogni spirito.
È dunque specialmente mossa da amore per la Sardegna questa rivista: e tutti quanti amano la Sardegna sentano dunque con noi anche un po’ d’affetto per queste pagine.
Prossime pubblicazioni
Non elenchiamo qui una serie di promesse vane fatte da illustri autori, né di vaghe speranze per la futura collaborazione: segnaliamo soltanto alcuno degli scritti che pubblicheremo nel secondo o nel terzo fascicolo, affinché possa già apparire ai lettori un più vasto orizzonte della nostra opera varia.
Di Cagliari scriverà Ranieri Ugo ed Enrico Berlinguer scriverà di Sassari; nuove osservazioni sulla società sarda pubblicheranno Giuseppe Sergi ed Alfredo Niceforo; valorosi economisti risponderanno alla nostra prima inchiesta insieme con gli uomini politici dell’isola; gli artisti di Sardegna saranno studiati secondo i valori delle loro manifestazioni e subito Mario Berlinguer analizzerà l’arte di Francesco Ciusa, e Alfredo Deffenu quella di Francesco Cucca, il poeta sardo-arabo; inizieremo anche una serie di studi sulle attività della vita marinara e dell’industria mineraria e della cooperazione rurale, non trascurando più speciali problemi come quello delle saline e come quello dell’ippica sarda della quale tratterà il Capitano Paolo Vincentelli; e gli uomini di lettere continueranno – per l’impegno espresso da Paolo Orano – di stringer la giovinezza superiore sarda per una letteratura italiana di spiriti, di respiro, d’istinti, di sogno, di speranze sarde, continueranno a riserbare ai lettori nostri opera degna.
Per la diffusione della Rivista
Pubblicheremo in seguito interessanti notizie statistiche sulla diffusione della rivista, le quali costituiranno il miglior indice dei risultati ottenuti. Intanto gli amici più laboriosi ne hanno assicurato la diffusione in quasi tutte le provincie dell’Italia continentale ed in varii paesi dell’estero dalla Tunisia alla Francia dall’Egitto al Venezuela, dall’Inghilterra all’Algeria, dalla Svizzera agli Stati Uniti d’America. E già son parecchi lettori nostri nelle colonie d’Italia.
Noi preghiamo vivamente gli amici della rivista di aiutarci nell’opera di diffusione con ogni mezzo, con ogni iniziativa: per esempio, inviando in regalo a lontani conoscenti qualche fascicolo o meglio regalando un abbonamento annuo – di mitissimo prezzo.
L’AMMINISTRAZIONE