SANTA TERESA GALLURA
di Alberto La Marmora
Itinerario dell’isola di Sardegna
Torino 1860
traduzione e cura di Maria Grazia Longhi
Nuoro, Ilisso, 1997 (Bibliotheca sarda, 16)
in francese:
Il paese di Santa Teresa si trova a due chilometri a est del promontorio, separato dalla catena granitica del Monte Bandiera. Vi si arriva facendo un piccolo giro, su un suolo in parte granitico e in parte coperto da dune di sabbia o da strati di arenaria quaternaria di origine marina; vicino al paese l’arenaria diventa un deposito di calcare di origine lacustre. […]
Il primo nucleo di questa popolazione fu la torre detta oggi “di Santa Teresa” e anticamente Longonsardo. Sta sulla punta di un promontorio da cui domina il canale di Corsica, quasi di fronte alla città di Bonifacio, distante nove miglia marine, e allo stesso tempo difende l’entrata del porto di Longonsardo, che si trova ai suoi piedi orientali.
La torre fu momentaneamente occupata, il 18 giugno 1802, da un prete sardo in fuga, tale Sanna Corda; aveva il titolo di commissario generale del famoso Angioy, che ebbe un ruolo importante negli avvenimenti politici della Sardegna, verso la fine del Settecento. Sanna Corda arrivò dalla Corsica con altri congiurati sardi nell’intento di rivoluzionare l’Isola; occuparono di sorpresa la torre dove alla bandiera reale sostituirono il tricolore francese, che salutarono con acclamazioni e con salve d’artiglieria, ma i festeggiamenti durarono poco.
Furono ben presto attaccati dalle truppe reali di terra e di mare. Sanna Corda perì combattendo, ma un suo compagno di nome Francesco Cilocco, che aveva partecipato anch’egli alle sommosse del 1795, dopo essere riuscito a scappare e aver vagato a lungo tra le rocce e i boschi della Gallura, fu venduto da un uomo che gli aveva dato ospitalità. Condotto a Sassari, fu miseramente impiccato in quella stessa città dove si era comportato da padrone alcuni anni prima.
Allo stesso tempo il marchese di Villamarina e il cavalier Pietro Cabras-Misoro, grandi proprietari locali, concessero gratuitamente dei terreni ai nuovi coloni, scelti soprattutto tra i pastori dei dintorni, che ci si proponeva di civilizzare e di educare alla vita sociale.
Nel 1808, mentre la popolazione era in aumento, il re Vittorio Emanuele I stabilì la fondazione del villaggio al quale impose il nome della moglie Maria Teresa d’Austria.
Si è potuta aprire la chiesa solo da pochi anni grazie alle offerte di alcune persone pie, tra le quali merita una menzione particolare l’ex imperatrice vivente d’Austria, figlia del re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa, sotto il patrocinio della quale il villaggio è stato creato; ignoro se la chiesa sia stata completata dopo la visita che vi feci l’ultima volta, nel 1850.
Comunque sia, il porto di Longonsardo o Longosardo è conosciuto nella storia medioevale dell’Isola grazie a un castello con lo stesso nome, che si trovava nella sua estremità e di cui esistono ancora le rovine. Il castello fu costruito, si dice, da Eleonora d’Arborea, come doveva indicare un’iscrizione in marmo, sfortunatamente perduta.
Nel 1413 il porto fu compreso tra quelli dell’Isola ai quali il re accordò la facoltà di esportare derrate; ciò prova che era di nuovo nelle sue mani, ma nel 1419 doveva appartenere di nuovo ai Doria, perché fu loro tolto nel 1420 dalle truppe reali insieme a Terranova.
Nel 1422 Longonsardo venne assediato, saccheggiato e distrutto da una flotta genovese comandata da Francesco Spinola che portò a Genova non solo un ricco bottino, ma una parte dei suoi abitanti; il re ne ordinò la demolizione che fu eseguita entro l’anno.
Nel 1423 egli diede le rovine e il porto a Pietro Massa Carroz di Arborea; da quell’epoca in poi il luogo restò spopolato e coperto di macerie e di boscaglia, come lo si vede oggi. Essendo stato del tutto trascurato, il porto si è a poco a poco insabbiato, tanto che le navi di una certa portata non riuscirebbero più ad accostarsi al punto in cui un tempo era possibile il carico e lo scarico delle merci.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Disegni, dipinti e litografie dell’800
Philippine La Marmora, Santa Teresa, ca 1854-1856, IN Luigi Piloni, Memorie sulla terra sarda: tempere inedite di Philippine de la Marmora (1854-1856), Cagliari, Fossataro, 1964.
Archivio di Stato di Torino, Pianta della fondazione di Santa Teresa disegnata dal re Vittorio Emanuele I, Archivio di Stato di Torino (foto di Francesco Raga – Flickr).
Lorenzo Pedrone, Pastore della Gallura, ca 1841, IN Luciano Baldassarre, Cenni sulla Sardegna, illustrati da 60 litografie in colore, Torino, Botta, 1841; Torino, Schiepatti, 1843 (rist. Archivio fotografico sardo, 1986, 2003).
Cartoline e foto di fine ’800 e primi ’900
Collezione Archives storico comunale di Santa Teresa Gallura
coll. www.araldicasardegna.org
Foto contemporanee
Rosanna Guspini
SANTA TERESA GALLURA e CAPO TESTA
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