Le origini
di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi
TEMPIO, città della Sardegna, capoluogo della provincia della Gallura, che è la regione più settentrionale dell’isola.
Di Tempio c’è menzione in una carta del 1358, che ha per titolo Castella, villae, sylvae, saltus, terrae et jura totius Judicatus Gallurae.
In quel documento, nella curatoria Gemini, divisa in superiore ed inferiore, si leggono così riportati i luoghi dell’una e dell’altra parte, e quanto gli abitanti di ciascuno pagavano di feudo.
Nel Gemini superiore Agios [Aggius] che pagava L. 17, Villa Templi [Tempio] 15, Villa Latinaco 8, Guortiglassa (Bortigiadas) 32.
Nel Gemini inferiore Villa Nughes [Nuchis] 15, Villa Laùras [Luras] 10 , Villa campo di vigne 12, Calanyanus [Calangianus] 3.
Si può dedurre che in quell’epoca Tempio non fosse né il primo né il secondo villaggio per importanza e che era meno popolato di Aggius, Guortiglassa, e di Guortigiata. Si ritiene anche che la sede del magistrato del dipartimento (il curatore) fosse ad Aggius piuttosto che a Bortigiadas, perché questo paese restava alla estremità, e perché Aggius compare come primo nella lista.
In seguito Tempio – grazie alla sua posizione migliore – vide la popolazione aumentare, e questo incremento pare sia avvenuto non molto dopo l’epoca citata, perché sappiamo da alcune memorie che di lì a poco i popoli delle marine si concentrarono nell’interno e sempre più si avvicinarono al Limbara, lasciando deserte le coste ed altri territori interni. Queste regioni sono le stesse che ora appartengono a Tempio distribuite in vari distretti pastorali della Gallura settentrionale e nel Montenero della Gallura meridionale.
Come abbiamo già scritto nell’articolo Gallura, appartengono alla città molte regioni sparse per tutta la Gallura, spesso non vicine tra loro, così come altri distretti appartengono ad altri comuni. Il motivo della dipendenza di questi territori da Tempio e dagli altri comuni della Gallura deriva dal fatto che, essendosi in passato spopolati, gli abitanti si spostarono nei rimanenti paesi, trasferendo al nuovo domicilio il dominio e le proprietà che essi avevano nel distretto nativo.
Una dipendenza, questa, che si spera cessi quanto prima, come molti chiedono da tempo, con la creazione di nuovi comuni da parte del governo.