LUOGOSANTO
di John Warre Tyndale
Londra 1849
traduzione e cura di Lucio Artizzu
Nuoro, Ilisso, 2002 (Bibliotheca Sarda, 82) ⇒
in inglese:
Per la decomposizione della roccia e la caduta di massi in caotica confusione, si sono formati antri e caverne di notevole grandezza ed i pastori, così come a Luras, non hanno mancato di attribuire ai giganti la loro creazione.
In alcuni casi si sono formate delle camere consecutive con questi massi enormi; alcune caverne misurano 80 piedi di lunghezza, 60 di larghezza ed altrettanto d’altezza.
In un raggio di mezzo miglio si possono trovare graniti di diverso colore a seconda della sostanza che in essi predomina.
A coloro i quali non possiedono la dovuta dose di devozione, la religio loci non offre il giusto richiamo per compiervi un pellegrinaggio, ma il viaggiatore che invece nutre ossequio per le opere della natura sarà ampiamente ripagato dal magnifico panorama che le montagne offrono di un immenso territorio e della felice posizione del paese.
In cima alla montagna si trova una chiesetta, appena visibile fra il verde cupo della foresta che la nasconde; la fatica della ripida salita viene largamente ripagata dal fascino della sua ubicazione.
Senza entrare nel merito della autenticità di quanto si afferma ‒ e cioè che il nome di Luogosanto sia derivato dal fatto che san Paolo abbia predicato in quella zona ‒ si può risalire all’origine della questione grazie a un documento scritto in sardo ed indirizzato al clero dall’arcivescovo nel 1519.
Capitò che due monaci francescani si fossero recati a Gerusalemme e, mentre si trovavano in quella città, apparve loro in sogno la Vergine Maria che ordinò ai due religiosi di recarsi in Sardegna. La Vergine confidò che in un bosco isolato della Gallura avrebbero trovato i corpi dei santi Nicola e Trano, anacoreti e martiri nel 362. La Vergine, quindi, scomparve, e i monaci si recarono, successivamente, a Monte Santu e nel 1219 trovarono i corpi loro indicati; con il contributo dei devoti, costruirono tre chiese, una dedicata alla Vergine e due a ciascun Santo. Da allora, questo luogo è diventato sacro ed è stata riconosciuta l’autenticità delle reliquie.
In ricompensa per la rivelazione miracolosa, si celebrano tre feste che sono le più importanti della Gallura, in onore della Vergine e dei santi Nicola e Trano. Per l’occasione, le comunità delle zone vicine vi giungono in processione con i gonfaloni, l’accompagnamento musicale, i canonici e i dignitari della cattedrale di Tempio. Dopo le tradizionali cerimonie religiose, il digiuno e le preghiere, arriva finalmente il momento dei festini e del ballo.
Le altre due chiese dedicate a san Nicola e san Trano sono ormai un mucchio di rovine che non meritano che ci si soffermi; «meschinissime cappellucce», come giustamente vengono definite, ed il convento dei Francescani, una volta famoso per le donazioni che riceveva, è del tutto scomparso.
Pur senza condividere l’estasi del Gemelli, che definisce il paesello «locum, inquam, veresanctum, sanctitatemque undique redolentem», «un luogo che può essere in verità chiamato santo, e pregno di sacralità tutt’intorno», il viaggiatore rimarrà certamente affascinato dalle bellezze naturali e dal paesaggio.
I resti del castello sono ridotti al minimo in quanto il lato maggiore dell’edificio misura soltanto cinquanta piedi, sebbene le appendici e le fortificazioni siano di notevoli dimensioni, tanto che comprendono una chiesetta ed una cisterna.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Disegni, dipinti e litografie dell’800
William Light, Entrance to Logosanto; Logo Santo, 1829. Su Light si veda QUI.
Philippine de la Marmora, L’antica chiesa di N. Signora nei pressi del capoluogo di Gallura, ca 1854-1856, IN Luigi Piloni, Memorie sulla terra sarda: tempere inedite di Philippine de la Marmora (1854-1856), Cagliari, Fossataro, 1964.
Cartoline e foto di fine ’800 e primi ’900
collezione Mario Scampuddu, Vittorio Ruggero
Foto contemporanee
Antonio Concas – Flickr, Danilo Loriga – Flickr, Gianni Careddu – CC BY-SA 4.0, commons wikimedia, pixabay.com, Aurelio Candido – Flickr
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