KARIM AGA KHAN DICE di HARVARD:

‘Un posto caldo e felice’

LIFE magazine

november 3, 1958

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ORA torno a scuola, con un anno di viaggio alle spalle, sono spinto dal desiderio di saperne di più. Questo è un posto caldo e felice quando è il tuo ultimo anno e sai cosa vuoi.”

A parlare era uno studente dell’ultimo anno, affascinante e dalla carnagione scura, conosciuto dai suoi compagni di Harvard come “K” e dai professori come “Mr. Khan”. Il suo nome di battesimo è Karim. L’ “anno di viaggio” a cui alludeva con il suo caratteristico understatement è stato in realtà un periodo in cui ha sospeso la sua carriera universitaria per assumere i suoi doveri di quarto Aga Khan (Onorevole Capo) e Imam (Guida Spirituale) di 20 milioni di membri di una setta religiosa mondiale chiamata Ismaili. La setta, una comunità di mercanti più benestanti dei loro 400 milioni di confratelli musulmani, quest’anno potrebbe contribuire con 100 milioni di dollari al giovane in felpa qui ritratto. Lui restituirà la maggior parte di questa cifra sotto forma di prestiti e progetti di assistenza sociale, seguendo un sistema istituito da suo nonno, il favoloso Aga Khan III morto l’anno scorso.

Sebbene tutto ciò renda il principe Karim uno degli uomini d’affari più ricchi del mondo, non basterebbe a farne però una persona di spicco ad Harvard. Tale lo è diventato, tuttavia, grazie al suo cervello (è uno studente modello), alla sua forza (è l’esterno sinistro della squadra di calcio universitaria) e alla sua discreta capacità di fare amicizia (“Non sono esattamente timido: l’amicizia è inevitabile per me.”).

Terribilmente serio riguardo al suo alto ruolo, modesto riguardo alla sua ricchezza (“Quello che ho veramente ereditato sono state tutte le moschee e i cimiteri”), il principe Karim non solo ha conquistato i suoi compagni di classe, che lo chiamano un “bravo ragazzo”, ma ha anche trattato le proprie delicate relazioni pubbliche con un gusto raro. Delle ragazze (suo nonno aveva quattro mogli, suo padre due) mantiene un rigoroso silenzio, limitandosi a dire: “Ringrazio Dio per le donne”.

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