IN COSTA SMERALDA
IL SEGNO DELL’ARCHITETTO
di
Giuseppe M. Jonghi Lavarini, Franco Magnani
Di Baio editore 1992 ⇒
Una monografia dedicata alla Costa Smeralda, alle sue case e alle sue architetture. Si è pensato di analizzare questo territorio destinato alla vacanza marina proprio per alcune sue peculiari caratteristiche: innanzi tutto si tratta di un comprensori che è stato ideato fin dall’inizio, nel lontano 1962, quando tutta la zona era allo stato semiselvaggio e carente di qualsiasi struttura e infrastruttura, come una zona da destinare, con un’oculata e attenta programmazione, al turismo- senza alterare minimamente il paesaggio e le bellezze naturali, ma anzi facendo sì che gli insediamenti vi si inserissero nella maniera più naturale possibile.
A partire da questo disegno programmatico di largo respiro, che contrastava con tanti esempi di “valorizzazione turistica che tanto hanno rovinato le nostre coste e i nostri luoghi turistici più belli, il Consorzio della Costa Smeralda ha provveduto in primo luogo alla stesura di un accurato piano urbanistico dell’intera Costa, poi alla costruzione delle strutture di servizio e infine agli insediamenti alberghieri e residenziali, che hanno seguito le regole assai restrittive di un Regolamento Edilizio (molto più limitante di quello comunale) e sono passate al severo vaglio di un Comitato di Architettura, composto di professionisti noti in tutto il mondo, in modo che ogni nuova costruzione non alterasse minimamente il luogo ove andava ad insediarsi, ne rispettasse ogni peculiarità, dalla vegetazione alle formazioni delle rocce cosi caratteristiche, dalle visuali prospettiche all’armonia di forme e materiali tra la natura e ciò che si edificava.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti, e nelle pagine di questa monografia se ne potranno cogliere gli aspetti più salienti.
L’architettura della Costa Smeralda è una architettura mediterranea, che si rifà alle tradizioni sia proprie della Sardegna, che di tutto il bacino mediterraneo, ma anche coerentemente attuale: le sue linee sinuose si raccordano dolcemente alle morbide ondulazioni del paesaggio e vi si inseriscono senza violenza, i suoi materiali sono naturali e quindi non staccano dagli elementi circostanti, i suoi intonaci hanno colori delicati che si immergono nella vegetazione con un tuffo silenzioso, i suoi spazi dialogano costantemente con l’ambiente e la sua misura d’uomo, in un’espressione unica di rara e vissuta bellezza.
Cerchiamo di illustrare la realtà che sta dietro il nome Costa Smeralda, al di là delle immagini, sia pur suggestive, di cieli luminosi, di mari iridescenti, di spiagge finissime, di barche al vento, di ambienti raffinati, di vita mondana: immagini certo reali, ma non esaurienti per documentare in toto quello che è in effetti la Costa Smeralda.
La storia della Costa Smeralda parte dal 1962, quando sei proprietari si unirono in associazione, costituendo l’embrione dell’attuale Consorzio, per realizzare un insediamento di elevate caratteristiche, ma anche per preservare il territorio nella sua originaria bellezza e, nello stesso tempo, per dotarlo di tutte le infrastrutture e i servizi necessari alla vita associata.
Infatti allora 55 chilometri di costa, da Cala Razza di Giuncu a Liscia di Vacca, che oggi sono il territorio della Costa Smeralda, erano luoghi bellissimi, ma ancora allo stato vergine: mancavano di qualsiasi servizio, non esistevano né strade né acquedotti, né energia elettrica, né fognature. Fu dunque necessario provvedere a tutto ciò, realizzando opere di alto livello, ma nel contempo cercando di alterare la morfologia del territorio in misura più ridotta possibile.
Naturalmente questo richiese – e richiede tuttora come richiederà in futuro, secondo un ben preciso piano grossi investimenti economici ma anche una regolamentazione edilizia e urbanistica di grande severità per proteggere il bene ambientale: infatti il Regolamento Edilizio della Costa Smeralda e il Comitato di Architettura sono due strumenti che garantiscono, in maniera molto più completa e restrittiva di qualsiasi strumento urbanistico comunale, regionale o statale, uno sviluppo senza offese per il paesaggio.
Ma questi investimenti hanno avuto un’influenza notevole sull’economia sarda, in particolare su quella gallurese, creando tre effetti principali: in primo luogo stimolare l’occupazione in un’area tra le più povere della Sardegna, in secondo luogo innescare un afflusso di altri capitali freschi secondo il principio del moltiplicatore keynesiano, in terzo luogo hanno costituito la “locomotiva” del turismo sardo.
Infatti se oggi la Sardegna è un’area turistica di rilevante importanza non solo a livello mediterraneo, ma mondiale, lo si deve all’effetto promozionale della Costa Smeralda che ha fatto conoscere l’isola in ogni continente. All’interno della Sardegna l’azienda di Soggiorno di Arzachena (Costa Smeralda) registra il maggior numero di presenze ed è una delle poche che abbia registrato sensibili incrementi.
Ma gli effetti diretti e indotti non si misurano solo in cifre (i 2000 dipendenti diretti del Consorzio o i 3500 indiretti) ma sul fatto che è stata introdotta in Gallura una cultura di lavoro prima sconosciuta che oggi consente a tutti di lavorare, intraprendere, costituire un patrimonio duraturo.
Passiamo ora a documentare le linee di sviluppo urbanistico: due sono stati i poli principali: Porto Cervo e Cala di Volpe. Il primo è il centro dei servizi e della vita associata, e si divide in due nuclei: quello attorno al porto vecchio comprende abitazioni residenziali, banche e servizi turistici, esercizi commerciali e la celebre piazzetta, il salotto e il punto d’incontro dell’intera Costa; invece attorno al porto nuovo si sono localizzati i servizi per l’attività nautica, dall’attrezzato cantiere di riparazione e rimessaggio, allo Yacht Club, ai negozi specializzati, oltre ai complessi residenziali attestati attorno a una piazzetta, luogo di ritrovo per ospiti e equipaggi delle oltre 600 imbarcazioni che possono essere accolte nel porto.
Cala di Volpe si articola invece attorno all’albergo e al Pevero Golf Club, con una corona di ville che si stendono dal Pevero alla punta di Romazzino.
Un unico asse stradale collega i due centri principali fra loro e con Liscia di Vacca.
La progettazione urbanistica di ogni complesso della Costa Smeralda, sia che trattasse un agglomerato residenziale sia che si occupasse di un complesso alberghiero, ha sempre previsto degli spazi di fruizione collettiva, cioè dei punti di incontro, di sosta, di riferimento di un’intera realtà residenziale-abitativa: si è voluto creare una vera e propria immagine urbana, non limitandosi a costruire solo una facciata architettonica pregevole, ma disegnando uno spazio urbano dove l’uomo potesse riconoscersi e vivere in sintonia con l’ambiente e con gli altri uomini.
E sempre per questi motivi il completamento del Villaggio Porto Cervo ha previsto un intero sistema di vie pedonali e di piazzette, che si sviluppa a partire dalla celebre Piazzetta affacciata sul vecchio porto e che attraverso la piccola e intima piazzetta delle Chiacchiere e la Passeggiata porta alla elegante piazzetta degli Archi. Anche nei complessi alberghieri si è data una notevole importanza ai punti di ritrovo, al di là dei tradizionali spazi destinati alla ristorazione e al soggiorno, proprio perché il complesso sia un centro di vita e non semplicemente un luogo dove rimanere. É uno stile di vita, collettiva, ma non chiassosa, elegante e discreta, che ha trovato piena attuazione. In futuro è previsto un nuovo insediamento di limitata cubatura a Cala Romantica, sul Golfo del Pevero: ma complessivamente la percentuale del territorio edificato su quella dell’intero Consorzio non dovrebbe superare il 4,60%, un rapporto molto favorevole per l’ambiente.
Una direzione in cui il Consorzio vuole muoversi e impegnarsi è quella di fare di Porto Cervo un vero paese: si vuole evitare in sostanza di costruire solo uno scenario esteticamente gradevole e invece privilegiare l’esistenza di un tessuto sociale permanente, incoraggiando i dipendenti a risiedere a Porto Cervo con abitazioni a equo canone, creando i servizi necessari alla residenza permanente (il Centro Medico per l’assistenza e il pronto soccorso, la farmacia, il giornalaio, l’asilo infantile, un punto di ritrovo come il Cervo Tennis Club).
I piani di sviluppo di Porto Cervo e della Costa Smeralda non sono ancora esauriti, ma continuano, mantenendo la stessa filosofia di intervento: crescita nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita, nell’interesse dei membri del Consorzio ma nel contempo di quello dell’intera comunità.
Gli elementi ambientali – Le rocce il mare
Rocce fantastiche e surreali quelle della Costa Smeralda; opere di scultura modellate nel corso dei secoli dai fenomeni naturali, dalle piogge e dai venti marini che qui soffiano impetuosi. Tormentate forme piene di suggestione che contribuiscono notevolmente all’aspetto di un paesaggio eccezione.
Rocce a volte con forme quasi antropomorfe a suggerire fantasmi di antichi abitanti dell’isola, oppure levigate dal vento e dal mare ed affioranti in acque cristalline con la forza cose naturali che sempre affascinano.
Acque di un mare di cobalto dalle eccezionali trasparenze cui fanno contrasto le massicce rocce rosate. Questi elementi ambientali di una natura straordinaria hanno ispirato, quando non direttamente contribuito, la realizzazione delle più belle ville della Costa, a volte incorporandoli direttamente nella costruzione, aggiungendo al manufatto dell’uomo elementi naturali di incomparabile bellezza.
Gli elementi architettonici ambientali – Lo skiline delle ville
L’architettura della Costa Smeralda è una tipica architettura mediterranea che si rifà sì alle tradizioni proprie della Sardegna, ma che è anche coerente mente attuale con le sue linee che si raccordano alle morbide ondulazioni del paesaggio e soprattutto vi si inseriscono senza violenza.
Un’architettura studiata e programmata per alterare il meno possibile il paesaggio e le bellezze dell’isola; quindi ricerca di materiali usati in modo naturale nella loro reale essenza: il legno e la pietra sono usati a vista, le coperture sono in cotto, realizzate con le classiche tegole a coppo, gli intonaci hanno colori delicati che si integrano agli elementi naturali che circondano le abitazioni.
Una sorta di mimetismo, in modo che le costruzioni risultano integrate in maniera ottimale al paesaggio.
Anche se opera di diversi progettisti, le costruzioni della Costa si rifanno a questi principi. E questo determina anche il loro skiline”. Ville che si stagliano con il loro profilo basso e allungato contro un cielo dagli incredibili azzurri.
Quasi tutte queste costruzioni hanno infatti un’altezza limitata che mantiene l’architettura aderente al terreno, quasi annegata nella macchia mediterranea; ne risulta quindi un’architettura ben integrata all’ambiente.
Gli elementi architettonici ambientali – I pilastri monolitici
Un elemento tipico che caratterizza molte delle ville costruite in Costa Smeralda sono i pilastri monolitici naturali come si vede dalle illustrazioni di queste pagine.
Pilastri in granito assolutamente lasciati nel loro aspetto naturale come racconta l’architetto Vietti uno degli artefici delle ville in Costa Smeralda, non levigati né squadrati, ed usati al posto dei normali pilastri in cemento armato.
Il loro aspetto è indubbiamente più affascinante e vissuto e il risultato costruttivo è molto più aderente ad un ambiente dove le formazioni rocciose di questo tipo abbondano.
Usati negli esterni come negli interni, come mostrano gli esempi qui riportati, nei porticati, nei patii, nei giardini, queste gigantesche pietre hanno la potenza scultorea propria degli elementi naturali modellati dal tempo.
Altro elemento autoctono che spesso è stato usato in queste costruzioni, sono le travi di ginepro, piante antiche che hanno fibre aggrovigliate e contorte come cordoni intrecciati. E anche questo fa parte di quella ricerca di assimilazione all’ambiente naturale senza voler prevaricare su di esso, che saggiamente fu adottata dagli architetti che per primi costruirono in questi luoghi.