II.6 – Doni

di Maria Azara

Ho già accennato ai doni in denaro che si usa fare al momento del battesimo. La madrina deve, se non prima non oltre otto giorni, far visita alla comare e al bambino e in quell’occasione porta un regaluccio di poca entità (una cuffietta, un fiocco, un gingillo).

Al compleanno del bambino, invece, deve regalare qualche vestitino o qualche altro oggetto di maggior valore.

Anche il padrino regala qualcosa a seconda delle proprie disponibilità (59).

(59). La parentela spirituale che col battesimo si stabilisce tra il bambino e i padrini non resta senza effetti sensibili. I padrini hanno il dovere della protezione del figlioccio: se a costui tocca la sventura di perdere i genitori, sono i padrini che hanno l’obbligo naturale di proteggerlo e di soccorrerlo in tutti i modi possibili. Si sono visti casi in cui il padrino ha dimostrato verso il figlioccio tanta tenerezza e tanto attaccamento come se egli fosse stato proprio un padre.
È commuovente l’osservare con quanta spontaneità, particolarmente nella gente di campagna, sorgano e si sviluppino questi sentimenti di simpatia e di solidarietà.

Se il figlioccio è maschio si regala un anello ed orologio. Il padrino regala una giovenca, una capra od una pecora.

Alla femmina si regala la catenina d’oro o la medaglietta raffigurante la santa di cui porta il nome oppure orecchini.

A Calangianus il padrino e la madrina regalano alla comare uno scialle più o meno ricco. A Santa Teresa Gallura, invece, anelli e orecchini. Ad Aggius, a Loiri e nelle zone presso l’Anglona, la madrina e il padrino mandano cibi alla comare (zucchero, caffè, biscotti, minestra). I genitori del bambino ricambiano poi il dono inviando ai compari metà di un montone od una pecora.

Fra i pastori è frequente lo scambio, dònu e rifatta (dono e ricambio), di metà di montone o di pecora in occasione di feste solenni.

I regali personali al bambino sono della più varia natura. Ho già accennato ai capi di biancheria che vengono regalati al bambino ancora prima di nascere.

Devo aggiungere ora il così detto listròni, un grosso e vistoso nastro di seta colorata, che la madre è tenuta ad utilizzare facendone un capparoni (cuffia), oppure formandone altro ornamento per il piccino.

Quando, poi, il bambino è portato in braccio dalla madre o da altra persona per la prima volta in casa dei padrini o anche di altri amici, i padroni di casa sono tenuti a regalare un piccolo oggetto (nelle campagne di Loiri l’oggetto deve essere di colore bianco), una moneta d’argento, oppure un uovo o un asciugamano, e si suole pronunziare un augurio di lunga vita:

Còmu è biancu chistu dònu
Come è bianco questo dono
Vènghia biancu lu tó capu
Diventi bianco il tuo capo
Veccju mannu bònu, bònu
Vecchio grande buono, buono

Altra versione è questa:

Intratu se i’ la mé gjanna
Sei entrato nella mia porta
Còmu biancu è lu sciuamanu
Come è bianco l’asciugamano
Vènghia a te lu capu canu
Venga a te il capo bianco
Pal viccjaia manna manna
Per vecchiaia grande grande

Altrove (zone presso l’Anglona) al bambino, la prima volta che è portato in casa di amici, si mette un pizzico di sale tra le fasce quale scongiuro contro il malocchio, e poi si consegnano anche qui oggettini bianchi.

Al compimento dei due anni si usa in Luogosanto e in Olbia, da parte dei padrini, regalare al bambino un vestitino con sandali e berrettino.

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