V.8 – Cerimonie e corteo nuziale
di Maria Azara
In chiesa la cerimonia si svolge secondo le prescrizioni canoniche. La sposa va all’altare a braccetto col proprio padre. Segue lo sposo che dà il braccio alla madre della sposa. Vengono poi gli altri, a due a due.
Gli sposi si inginocchiano davanti all’altare in un apposito inginocchiatoio ai cui lati stanno i testimoni e i due padri o chi li rappresenta. Gli altri parenti e amici restano alquanto indietro senza posto fisso (190).
(190). Presso qualche famiglia di pastori, nello stazzo dove gli sposi dovranno ritornare dopo le nozze, viene allevata una coppia di tortore, ammaestrate a rientrare nello stazzo, gradualmente da voli sempre più lunghi. In tal caso, appena finita la cerimonia in chiesa, la sposa, nel momento in cui deve montare a cavallo a fianco dello sposo, dà il volo alle tortore che, ritornando subito allo stazzo, vi portano la implicita lieta novella che il matrimonio è celebrato; e il loro volo di ritorno è considerato di buon augurio, come sarebbe malaugurio se una o entrambe non ritornassero.
Al ritorno dalla chiesa a casa la prima gruppéra è formata dai due sposi, ai quali seguono i rispettivi genitori, e poi gli altri se o finché non riprendano la currita di la rucca.
Quando il matrimonio avviene in città o in qualche villaggio il corteo si ordina in questo modo: il padre della sposa precede tutti dando il braccio alla figlia, segue lo sposo che dà il braccio alla madre della sposa come avviene in qualche luogo, oppure dà il braccio alla propria madre come avviene in altri paesi. Vengono appresso le donne di la palti di la fèmina, poi quelle di la palti di l’ómu; quindi gli uomini, nello stesso ordine. Qualche volta, però, anche il padre e lo sposo stanno indietro nel primo gruppo degli uomini.
La sposa sta allora tra la propria madre e la pultadóra (la portatrice) che è per lo più la madrina o quella che si è prestata per favorire le nozze (191).
(191). Raramente il corteo è preceduto, come si usa in qualche altra regione della Sardegna, da suonatori di organetto o di altri strumenti.
Se la sposa non indossa il costume ma l’abito bianco a strascico, questo è sostenuto da due bambini o bambine (i paggetti).
All’uscita dalla chiesa lo sposo dà il braccio alla sposa e la coppia precede di qualche passo gli altri che riformano il corteo come all’andata.
Il corteo è immancabilmente preceduto da un gruppo di piccoli monelli schiamazzanti, ai quali qualcuno del corteo getta ogni tanto qualche soldino, o confetti, caramelle, mandorle o nocciole in modo che quelli schiamazzino ancora di più e mettano un tono di allegria nel corteo. Anche coloro che compongono il corteo devono parlare di cose allegre che provochino il buon umore, perché se il corteo si svolgesse con ordine e in silenzio potrebbe dare l’impressione di un corteo funebre e ciò sarebbe di malaugurio.
Per evitare questo, coloro che distribuiscono soldi o dolci li gettano, ogni tanto, vicino agli sposi in modo che i monelli gettandosi a tuffo quasi fra le loro gambe, li costringano ad arrestare il passo e a divertirsi guardando le loro violente, se pur momentanee, lotte (192).
(192). Al passaggio del corteo nuziale dalle finestre delle case si getta il grano augurale, riso, sale, fiori confetti. Questo gettito è detto lampà tricu e fióri o l’auguriu. Talvolta si rompe il piatto o si getta dalla finestra il canestro.