Carattere fisico-morale dei pastori
di Francesco De Rosa
I nostri pastori, sparsi per gli stazzi e le cussorge di Gallura, in numero non inferiore a quello dei paesi, sono a seconda delle diverse famiglie, razza od origine, d’alta o di media statura, vigorosi tutti e d’una sveltezza e d’una agilità senza pari. Sono fisicamente ben fatti e nella donna s’ammira una bellezza delicata e maestosa allo stesso tempo, una armonia e una grazia, unita alla più schietta semplicità di costumi quale nei grandi centri o altrove non è facile riscontrare.
Un tempo unica cura dei pastori era quella di attendere ai loro armenti e alle greggi; ora invece attendono pure ai lavori agricoli, in cui cercano quel benessere materiale loro sottratto dal taglio delle foreste e dei boschi che davano pascolo ad infinite mandrie di porci. E non solo coltivano l’agricoltura con amorosa cura, ma cominciano a far istruire i loro figli, spesso mandandoli a Tempio o in altre città dell’isola o del continente: nei quali studi, essendo di sottile ingegno e di ferrea memoria, riuscirebbero a meraviglia, se la costanza o i mezzi pecuniari non facessero loro difetto. Frugali e sobri, vivono ordinariamente di latticini e di legumi.
Di semplici costumi, si accontentavano nei tempi passati d’una capanna per abitazione e d’indumenti intessuti con le proprie mani. Oggi invece si mostrano particolarmente ghiotti di cibi delicati, amano il vino, il caffè e i liquori forti, si provvedono di bella e comoda abitazione, in cui, come mobili e masserizie, nulla manca di quanto si vede nelle case dei villaggi, e sono, al pari dei paesani e dei cittadini, pazzi per la moda.
Incapaci di far la minima offesa agli altri, non soffrono che altri ne facciano ad essi, e vendicano prontamente e spietatamente quelle fatte al loro onore. Hanno per cosa sacra l’amore, l’ospitalità, la lealtà e il giuramento, per cui fra loro sono rari i casi d’adulterio e di concubinaggio.
Cordiale ospitalità trova l’amico al punto d’affidargli la moglie e perfino le figlie, di cui non deve abusare se ci tiene alla vita. Non c’è timore che non paghino un debito, anche contratto a quattrocchi, o che vengano meno a una promessa fatta, ancor più quando si tratta di matrimonio. Sinceramente religiosi, anzi superstiziosi, non giurano il falso se sono chiamati a farlo davanti all’altare o ponendo la mano sul vangelo, sulla corona o su un amuleto. Vanno pazzi per le feste, per i balli, per i passatempi, dimentichi in questi casi delle occupazioni di tutti i giorni.