Arti e mestieri
di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi
Professioni. Le principali sono l’agricoltura e la pastorizia, nelle quali sono occupate circa 3800 famiglie. Dello stato di queste due arti parleremo poi diffusamente.
Quasi tutte le donne si occupano nella tessitura del lino e della lana, e in tutta la Gallura sono adoperati non meno di 4000 telai. Fanno tele molto stimate, e le vendono in molti dipartimenti del regno; lavorano pure belle tovaglie, e alcune opere paiono molto superiori ai mezzi che si hanno. Il forese di prima qualità è considerato come uno dei migliori tessuti nazionali. Forse non si mandano fuori della provincia meno di 1000 pezze di lana, e altrettante di lino.
Gli operai addetti alle diverse attività meccaniche sono i seguenti: ebanisti 10, falegnami 30, muratori 100, tagliatori di pietra 60, fabbricatori di tavoli e mattoni 30, sarti 60, calzolai 200, conciatori 100, carbonari e legnaiuoli 50, orefici 10, fabbri 30, armaroli [fabbricatori di fucili] 17.
Gli armaroli della Gallura sono lodati come ingegnosi artisti. Fanno baionette e stocchi, montano schioppi e pistole, e le guarniscono in argento, acciaio e ferro, ricamando questi metalli elegantemente col bulino che maneggiano con rara maestria.
È però troppa arroganza vantarsi come i soli che nella Sardegna sappiano fare tali opere: infatti non mancano in varie parti dell’isola meccanici di ottima mano, e non solamente nella capitale e nelle città più considerevoli, ma pure nei villaggi. […]
In Gallura non c’è alcuna delle restrizioni che nelle antiche città sussistono ancora a privilegiare i corpi delle arti, e può ogni uomo far quel che sa senza timore che alcuno gli leghi le mani comandandogli di desistere dall’opera perché non iscritto al ruolo dei mastri; o gliela strappi dalle mani con violenza tirannica, o gli impedisca di richiedere quel prezzo che aveva col suo sudore acquistato per alimentare i vecchi genitori o i figli, e per più turpe prepotenza lo condanni a una multa. Una così ingiuriosa servitù non poteva avvenire tra uomini siffatti, che conoscono e vogliono rispettato il diritto di ciascuno di procacciarsi il pane con l’onesto lavoro.
Nel commercio sono impiegati 40 negozianti, 40 mercanti di piccole stoffe e d’altre merci, 60 pizzicagnoli, 6 venditori di galanterie, e quindi 100 vetturali o viandanti come comunemente sono chiamati. Infine nei paesi marittimi molti sono marinai o pescatori, fuorché in Terranova (Olbia).
La massima parte degli isolani (della Maddalena) servono nella regia marina.
SUI FUCILI E ARMAROLI DI TEMPIO si veda:
Giuseppe Sotgiu, I fucili di Tempio, Tempio Pausania, Accademia Popolare Gallurese G. Gabriel, 2012
Barbiroli Bruno, Armi e archibugiari della Sardegna, in Repertorio storico degli Archibugiari italiani dal XIV al XX secolo: Maestri da canne, da serpi, da ruote, d’azzalini, Schiopettari, Archibugiari, Armaioli, Incassatori, Mercanti d’armi e Inventori, Clueb, 2012, pp. 645-654.
Fucile sardo (kannetta), assemblamento Barbuti di Tempio, in Pinacoteca nazionale di Cagliari.
I galluresi abili artigiani armieri, ritrovato un prezioso fucile dell’800, «Unione Sarda», 2015.