VI.6 – Trasporto della salma
di Maria Azara
La bara, per il trasporto, è ricoperta di un drappo di velluto nero avente ai bordi un gallone dorato o argentato. Se si tratta di una giovanetta o di una bambina il drappo è di seta bianca.
Quattro amici del defunto, o quattro poveri giovanotti ai quali, poi, si fa un’offerta di denaro, trasportano da casa alla chiesa, e di qui al cimitero, la bara sotto la quale sono fatte passare due assi, alle quali vengono assicurate due lunghe fasce bianche, che i portatori mettono a tracolla per reggere meglio il peso.
Se, però, il cimitero è lontano e ciò può avvenire spesso per i pastori, la bara è trasportata con un carro a buoi e seguita dal corteo, parte a cavallo e parte a piedi.
In città e nei villaggi, dove esistono confraternite, i confratelli chiedono di poter compiere il trasporto della bara per poter avere, poi, una più larga elargizione da parte della famiglia a favore della loro confraternita.
Il trasporto dei bambini, in una bara, spesso tinta di bianco, è fatta a braccio da persona di famiglia e possibilmente dal padrino. Per la morte del bambino sono distribuiti confetti e dolci ai coetanei poveri, perché, data la sua innocenza, si ritiene che il bambino sia stato chiamato da Dio in Paradiso a godere della eterna beatitudine.
Subito dopo la bara degli adulti vengono, col cappottino di orbace gettato sulle spalle e col cappuccio molto abbassato sul viso, i congiunti più stretti (padre, figli, fratelli) e dietro a questi altri parenti meno prossimi e gli amici.
Le donne non partecipano al corteo. Esse si congedano dall’estinto prima che la bara esca dalla casa, gettandovisi sopra urlanti e baciando in viso il cadavere.
Il corteo si ferma all’ingresso del cimitero. Per lo più, la bara è accompagnata fino alla cappella mortuaria soltanto dai parenti (211).
(211). Anticamente non si facevano casse da morto e l’estinto, avvolto in un lenzuolo, veniva calato illa losa o i ‘lu ciappittu, ossia cripta mortuaria dove si gettavano alla rinfusa i cadaveri poiché allora, specialmente nelle campagne, non esistevano cimiteri.
I partecipanti al corteo aspettano costoro all’ingresso e li riaccompagnano a casa, dove entrano tutti per fare l’accunòltu (il conforto, le condoglianze) anche alle donne che non mancano di ripetere i piagnistei. Il prete, che ha benedetto la salma, qualche volta va egli pure a casa, dà la benedizione e pronunzia parole di fede incitanti alla rassegnazione.
Generalmente gli si fa un regalo personale in danaro, o in carne o pane, oltre quello che spetta alla chiesa per il servizio funebre.
Regali in denaro e in natura (carne, cereali, etc.) si fanno anche ai poveri perché preghino per l’estinto.