V.12 – Danze e gare di poesia
di Maria Azara
Finito il pranzo, e dopo un breve riposo, che si passa in conversazioni all’aria aperta, se il pranzo non è stato fatto, come avviene più di frequente, all’ombra della casa dello stazzo o di qualche albero secolare, e dopo le gare di tiro a segno, si iniziano le danze intramezzate dalle gare di poesia.
Dei vari tipi di balli ho già parlato a proposito delle feste dei giovani. Non occorre ripetersi; ma è opportuno avvertire che la sposa non può ballare se non con lo sposo e, al massimo, col proprio padre o suocero.
Quanto alle disputti (contrasti poetici) rilevo, che, quando si tratta di un cóiu fra benestanti, si fa in modo di invitare, da un lato e dall’altro i più valenti improvvisatori, i quali su qualsiasi tema indicato loro dagli stessi sposi, o da qualcuno dei più autorevoli fra gli invitati, sono capaci di poetare per ore intere sia con il loro semplice canto a mezza voce, sia elevando il tono a voce piena, quando hanno la possibilità, molto frequente, di avere altri a fare coro (tasgia) [199: si veda QUI].
Talvolta, quando si ballano balli sardi, le disputte si svolgono contemporaneamente alle danze, che prendono da quelle il ritmo.
È interessante osservare la mimica facciale dei disputtanti durante la tenzone, con cui ciascuno di essi fa preventivamente comprendere il trionfale argomento che egli recherà subito per confondere l’avversario il quale, a sua volta, fa comprendere l’inanità [inconsitenza] dell’argomento stesso in confronto a quelli che egli ha già addotti o potrà addurre. Sono pure da tenere in conto i commenti ammirati e le risate con cui, coloro che stanno intorno ai poeti accolgono le battute argute o pungenti di questi e quelle che importano elevatezza di pensiero.
Queste sono molto più frequenti di quel che possa ritenersi in persone che non hanno molta larghezza di cultura ma che hanno, in compenso, largo potere assimilatore di quel che leggono, anche sui soli giornali, e, soprattutto, una grandissima dose di buon senso.
Mi duole di non essere in grado di riprodurre alcune di queste disputti. Assistei ad una di esse quando non pensavo di compiere questo lavoro e non ho potuto finora ottenerne dai miei gentili informatori.
Si tratta, d’altronde, di improvvisazioni che, letteralmente, non sarebbero forse capaci di ripetere, dopo la disputa, gli stessi disputanti, se qualcuno non ne prendesse nota nell’atto stesso in cui vengono fatte.