8 – Benedizione della madre
di Maria Azara
Prima di riprendere la vita normale la puerpera deve farsi benedire in chiesa, dopo quaranta giorni se è nato un maschio e dopo trenta se è una femmina. La cerimonia della purificazione (64) è detta nella maggior parte della Gallura inghisciassi (65) perché la sua prima visita è appunto alla chiesa.
(64). La purificazione è cerimonia di origine antichissima ed eminentemente religiosa. Non occorre ricordare che il 2 febbraio ricorre appunto la «Purificazione» perché in quel giorno, e cioè quaranta giorni dopo il parto, la Vergine si presentò al tempio con l’offerta tradizionale e col Bambina Gesù per obbedire alla legge ebraica. Secondo questa, infatti, appunto dopo quaranta giorni dal parto, la madre aveva obbligo di purificarsi presentando al tempio il bambino e recando contemporaneamente un dono, che consisteva in un agnello o in una colomba o in una tortora, tutti simboli di purità. Oggi non si usa più portare doni, poiché questi sono sostituiti dal cero acceso che la madre offre poi alla chiesa. La festa, perciò, è detta anche dal popolo «Candelora».
(65). Le varianti della parola sono molte, ma di poco rilievo a seconda delle zone. Es. Ingisiassi, ingiesiassi, s’ingesciare, s’inghisiare, s’inchesiare, inchesiarsi, incresiare, ingjsgiu, ingjsgiamentu [1] (letteralmente vernice, lucidatura e quindi lustrazione).
Se andasse in casa altrui senza essere purificata porterebbe sventura. Non deve nemmeno toccar cenere per nessuna ragione prima di purificarsi.
La cerimonia si svolge, per lo più, in questo modo. La madre deve tenere il bambino in braccio nel momento in cui si presenta alla porta della chiesa dove riceve, per sé e per il bambino, la benedizione del sacerdote che le è andato incontro, e che mette su di essi la stola. La donna portando il cero con la mano sinistra, procede fino al centro della chiesa, dove si inginocchia e fa la prima preghiera di ringraziamento.
Prosegue, poi, sempre col sacerdote a fianco, fino all’altare maggiore, dove si svolge, in conformità del rito liturgico, la «benedictio mulieris post partum», mentre la donna resta inginocchiata sul primo gradino presso la balaustra. Ricevuto «l’asperges» si alza ed esce dalla chiesa.
A casa, questa volta, la festa è intima, con intervento dei più stretti congiunti.
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[1] Nei vocabolari la forma attestata è: inghiju – inghijamentu