Caccia e apicultura
di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi
Caccia. Moltissimi, soprattutto tra i giovani, si divertono a vagare nelle vigne e nelle regioni incolte e boscose, ora da soli altre volte in piccole o grandi compagnie per cacciare le specie selvatiche, sia quadrupedi che volatili.
Quelli che vanno soli prendono lepri, volpi, martore, cinghiali, colombotti, pernici, quaglie, beccacce, beccaccine, merli e tordi.
I colombotti si trovano a stormi di centinaia e migliaia nei ghiandiferi, e se il cacciatore aggiusta bene il colpo con un solo tiro può prendere quindici o venti capi.
La caccia di merli e tordi si fa da novembre agli ultimi di febbraio, poi si è introdotto l’uso delle reti.
Le pernici si prendono in gran numero nelle vigne preparando dei cappi vicino ai grappoli più maturi dell’uva nera, della quale le pernici sono ghiottissime, come lo sono di una certa specie di legume, che chiamano napello, e che spesso i proprietari piantano per attirarle. I merli vengono catturati dai cacciatori vicino ai corimbi o ai grappoletti dell’edera di cui sono molto ingordi.
I tordi vanno a nugoli nell’autunno e inverno.
I giovani cacciatori si prendono spesso la licenza di penetrare negli altrui poderi e di farvi i padroni. Vi consumano le primizie delle frutta, e non solo mangiano, ma se ne caricano la carniera.
Le cacce grosse si fanno nell’autunno ai cervi, cinghiali, e mufloni, nelle grandi tanche o nelle montagne. Il cinghiale si prende anche nelle vigne, quando matura il moscatello.
Nel mercato di Tempio non si trova niente di cacciagione. I cacciatori o se la mangiano in famiglia, o se ne hanno in abbondanza ne mandano in regalo a parenti, amici e forestieri.
Le volpi, già in gran numero nelle altre parti della Gallura, intorno a Tempio sono ancor di più.
Le donnole si trovano in quasi tutte le case, e se è vero che liberano la casa dai topi, causano gravi danni se riescono ad entrare nei guardaroba.
Le martore danneggiano gli alveari che saccheggiano penetrandovi da passaggi sotterranei. Le volpi entrano nella città e se possono invadere i pollai fanno immense stragi.
Apicultura. Gli alveari che si coltivano nel territorio di Tempio nei siti favorevoli sono in grandissimo numero. Anche essi non producono in miele e in cera quanto sarebbe necessario per la consumazione eppure, avendone un notevole surplus, questo lo si vende fuori della provincia.
In Gallura si ha pure il miele amaro, che giova alla debolezza di stomaco. Si usa in certi dolciumi. Il miele amaro si estrae verso la fine di febbraio. Su questa cultura si può dire che manca del tutto l’arte. Anzi, talvolta si opera in modo da spegnere a centinaia gli alveari come accade nella raccolta dei favi: qui infatti si tolgono quasi tutti gli insetti e non si lascia poi loro la necessaria provvista per alimentarsi nei freddi giorni invernali. Così per volere più di quanto sarebbe giusto si fanno al contrario grandi perdite.
Il miele purgato si vende a 5 soldi la libbra. La cera gialla talvolta anche a 2 lire la libbra.
Fonti bibliografiche
Riedizione delle opere:
I quadrupedi di Sardegna; Gli uccelli di Sardegna;
Anfibi e pesci di Sardegna; Appendice alla Storia naturale
dei quadrupedi di Sardegna, Sassari, Giuseppe Piattoli,
rispettivamente 1774, 1776, 1778, 1777.