Geomorfologia e clima
di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi
Confini. Confina a sud e sud-est con i monti del Limbara (a 4 miglia di distanza), ma si distende di più nel versante di sud-ovest sino al fiume Termo (9 miglia di distanza).
Confina a ovest con Bortigiadas (a 21/2 miglia), a nord-ovest/nord con Aggius (a 12/3 miglia), a nord-est con Nuchis (a 12/3 miglia), a est con Calangianus (a 31/2 miglia).
Pertanto, il territorio che si estende intorno a Tempio fino al fiume Carana, cioè sotto la pendice in cui siede il paese, si può ritenere misuri approssimativamente circa 45 miglia quadrate.
Esso è tutto montuoso, ma non per questo mancano i tratti pianeggianti, più o meno inclinati ed estesi.
Clima. Tempio si trova in una regione fredda d’inverno, poco tepida in primavera e in autunno, ma assai calda di estate se la ventilazione non tempera il calore.
L’autunno finisce presto e perciò accade che le uve non possono ben maturare; la primavera compare piuttosto tardi.
Il termometro, che in estate sale anche a 28° di Réaumur, d’inverno si abbassa fino ai 4° o 5° sotto lo zero.
La neve, che copre spesso il Limbara da ottobre ad aprile, ammanta Tempio talvolta anche per un mese.
Il ghiaccio non è molto consistente in paese, lo è invece di più in siti esposti alla notte. Ci sono brine nelle notti fredde ma serene.
La nebbia non è rara, ma poco fastidiosa poiché non sorge dal basso ma cala dall’alto, come una sorta di nuvole basse.
Le tempeste si scaricano sulle montagne d’intorno e principalmente sul Limbara, quindi Tempio e le altre terre restano incolumi. La grandine è una meteora rara. [Un po’ in contraddizione con quanto dice nel paragrafo “Il clima”, voce Gallura].
L’aria di Tempio sarebbe pulita se si badasse un po’ di più alla pulizia; inoltre la variabilità della temperatura può causare malanni a quelli che, nel vestire, non usano tutte le ragionevoli precauzioni. Precauzioni che erano in altri tempi osservate dalla maggior parte delle persone: vestivano il giubbotto e le altre vesti sarde, ma poi è prevalsa l’opinione di alcuni imbecilli che disprezzavano come vesti di barbari quelle sarde (“nazionali”), e le malattie mortali sono aumentate uccidendo anche nell’età più vigorosa.
La superficie occupata dalla città di Tempio è di circa 1/4 di miglio in un dolce pendio.
Monti. La sua situazione geografica è 41°55′ di latitudine, 0°15′ di longitudine occidentale dal meridiano di Cagliari e 6°46′ di longitudine occidentale orientale da Parigi.
Siede contro tramontana sulla falda del Limbara, racchiusa da un cerchio di montagne distanti a maggiori o minori raggi.
La mole principale del Limbara sorge a circa 4 miglia in direzione sud-est, poi questa montagna alla estremità occidentale della catena si dirama in altri due monti, uno quasi dirittamente per 51/2 miglia verso sud-ovest, l’altro per 7 miglia, drizzandosi prima per 11/2 miglia verso nord, quindi inflettendosi verso ovest/sud-ovest; questo secondo monte con la detta incurvatura non dista dalla città più di 21/2 miglia a sud/sud-ovest.
Anche il rilievo di Bortigiadas a ovest/sud-ovest non dista più di 21 miglia, così come la lunga montagna di Aggius, che volge a nord-ovest e si distende in modo arcuato per più di 2 miglia.
Più in là della montagna di Aggius, a 4 miglia, ma sotto la linea di ovest/nord-ovest, è la massa di Monte Spina.
I monti di Pulchiana, che si distendono da settentrione verso nord-est, distano dalla città 5 miglia.
La montagna di Ultana sorge poi a 7 miglia da Tempio verso levante in direzione nord-est, mandando dei rami verso nord-ovest, uno dei quali raggiunge i termini orientali della catena di Pulchiana.
Infine il monte Bandiera, che è un’appendice della montagna del Limbara, a levante, sta a sud-est della città, a più di 6 miglia.
Si deduce da questo che la forza dei venti da tutti i sunnotati punti dell’orizzonte sarà più o meno forte secondo la maggiore o minore altezza delle vette, e che su tutte si eleva la catena del Limbara, la cui massima altezza sul livello del mare è computata di 1319 metri; invece i venti di ostro e ostro-scirocco non hanno nessuna influenza su Tempio.
Questi monti limitano un po’ la vista dell’orizzonte e quello che è contenuto dentro offre una generica prospettiva.
Colline. Avendo già parlato della catena del Limbara, della duplice sua diramazione all’estremità di ponente e della appendice all’estremità di levante, ora indicheremo le altre colline più rilevanti che si osservano nel degradamento del Limbara verso la valle del Carana.
A sud del paese, a poco meno di un miglio, vi è una piccola catena di collinette che cinge ad arco il paese, che resta al suo centro. Ancora più a sud si trova un’eminenza conica (2 miglia dal paese).
Un’altra simile collina sorge ad ovest dell’abitato, a poco più d’un miglio.
Fra Tempio e il Limbara si vede un’altra catena di monti, ma molto più piccola e bassa, che pare parallela, a distanza di un miglio da quella.
Valli. È rilevante la valle formata dalle due linee di monti appena dette. Essa scende prima verso ovest, poi verso nord-ovest, per piegare di nuovo nella valle di Bortigiadas ancora verso ponente sopra il fiume Termo.
Sono poi da segnalare quella che formano le descritte due diramazioni del capo occidentale della catena del Limbara, quindi, appena dopo, la valle verso sud chiamata Curadori.
Le altre vallette sono semplici canali.
Infine noteremo la parte superiore della valle del Carana, dal nome dell’omonimo fiume che scorre un po’ tortuoso verso greco-levante (nord-est/est) per 13 miglia raccogliendo dalla destra i molti rivoli che dal Limbara e dall’Ultana scendono in esso da altrettante valli.
Rocce. Abbiamo spiegato che la roccia granitica è nel territorio di Tempio la sola dominante; ora aggiungeremo alcuni particolari.
La catena del Limbara è tutta composta di granito con base di feldspato roseo. In alcuni punti il feldspato cambia da roseo in rosso, in altri in bianco.
Il quarzo è prevalentemente di color bigio, la mica comunemente nera. Questa, in certi massi è molto abbondante e di color d’argento con larghe lamine, ma nella sua abbondanza si può notare la scarsezza del feldspato.
In altre parti si osserva nel granito la mica bianca argentina, il feldspato bianco in grossi nuclei, e si riconosce una struttura simile a quella del granito grafico.
Presso Aggius c’è una terra talcosa (di talco) bianca sovrapposta al granito, che si impastava per imbiancare tracolle e bandoliere.