LE BOCCHE DI BONIFACIO E CAPO TESTA
di Thomas Forester
traduzione titolo originale Passeggiate nelle isole della Corsica e della Sardegna
Londra 1858; 1861
ed. italiana Come due vagabondi
Due ufficiali inglesi nella Sardegna dell’Ottocento
curato e tradotto da Maria Laura Argiolas
Cagliari, Condaghes, 1996
in inglese:
I naviganti considerano questo stretto pericolosissimo a causa delle bufere che si abbattono dalle montagne con improvvisa violenza causando strane correnti, in particolare durante la predominanza dei venti di nord-ovest, quindi per circa nove mesi all’anno.
Lord Nelson descrive i marinai durante una di queste tempeste «con un aspetto tremendo per i numerosi ciottoli e le ondate che infuriavano su di loro». In un’altra lettera dice: «Abbiamo guidato la Victory coprendo tutta la distanza che ci separava dall’Asinara a questo ancoraggio (di La Maddalena), sotto un vento impetuoso che soffiava da Longo Sardo, procedendo con la vela quadra doppiamente rollata». I disagi della traversata da Bonifacio possono essere difficilmente compresi da un uomo di terraferma che non ha mai visitato lo stretto, ma si è anche constatato che in certi momenti questo è splendido «e le navi lo hanno attraversato in una calma così straordinaria che i capitani potevano considerarla un provvidenziale favore per l’alto ufficio che erano chiamati a compiere».
La superficie era così liscia che il mio amico poté facilmente tracciare uno schizzo dei lineamenti delle montagne corse, dalle quali lentamente ci allontanavamo. Era piacevole indugiare a mezza strada fra le due isole, rintracciando il nostro itinerario fra le linee delle catene montuose, e anticipando nuove delizie all’idea di penetrare quelle della Gallura, che già si prospettavano.
L’apparire di una fregata della guardia costiera francese, ci fece dimenticare il rammarico per il fallimento delle nostre trattative per attraversare illegalmente lo stretto, che avrebbe potuto procurarci ben più serie conseguenze del ritardo forzato che avevamo patito.
In alcune delle isolette situate vicino alla costa corsa si trovano le cave da cui si estraevano i blocchi e le colonne per la costruzione dei templi e dei palazzi della Roma imperiale. Cave dello stesso materiale venivano sfruttate dai Romani, come possiamo appurare, anche nelle coste della Sardegna, di fronte a queste isole.
La sua vicinanza alla Corsica fa in modo che sia anche un rifugio per i fuorilegge esiliati da quell’isola. Per lo stesso motivo ha registrato un notevole aumento di popolazione anche Villa Teresa, edificata nelle vicinanze ed in luogo alquanto salubre.
Si dice che quelle del Pantheon siano state ricavate da una cava presso Longone; se ne possono osservare altre simili, unitamente a blocchi grezzi, nelle cave del promontorio di Santa Reparata, presso il quale sono state rinvenute alcune rovine di ville romane. Abbiamo potuto constatare che in tempi più recenti il valore del granito è stato apprezzato anche dai pisani, infatti il loro duomo, edificato da Buscheto nel 1063 subito dopo la conquista dei possedimenti in Sardegna, mostra la bellezza delle rocce della Marmorata.
Anche il Battistero, costruito nel 1152 da Dioti Salvi, ha parecchio materiale di provenienza gallurese.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Cartoline e foto di fine ’800 e primi ’900
coll. archivio storico comune di Santa Teresa
Foto contemporanee
Fabrizio Fusari – Flickr, Patrick Nouhailler – Flickr, Dave Ungar – Flickr, Romano Stangherlin, Jean Paul Cilaos – Flickr, Gianni Careddu – CC BY-SA 3.0 wikimedia commons, Andy Hammond – Flickr, Kiban – CC BY-SA 3.0 wikimedia commons, foto propria – Flickr
SANTA TERESA GALLURA e CAPO TESTA
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