LA MADDALENA
di Heinrich Von Maltzan
Viaggiare nell’isola della Sardegna
Lipsia 1869
traduzione rivista di quella di Giuseppe Prunas Tola, Il Barone di Maltzan in Sardegna, Milano, Brigola, 1886
in tedesco:
L’isola chiamata oggidì tanto prosaicamente degli Asparagi, e su cui naturalmente non vegeta alcun asparago, anticamente aveva un nome molto più bello, Insula Nymphaea, mentre quella della Maddalena, poco lontano da essa, aveva la denominazione di Insula Ilva.
Lasciata a nord la prima, noi allora entrammo nello stretto canale che separa la Maddalena dall’isola di Santo Stefano e gettammo subito l’ancora nel piccolo porto della Maddalena, detto Cala Gavetta. Lì il Tortolì avrebbe fatto mezza giornata di riposo.
Questa cittadina ha solide case composte da quel granito che costituisce l’intero gruppo di isole. Qui, però, questo granito non è già legato senza cemento come a Tempio, e quindi le pareti di queste case vengono annualmente colorate d’un bianco abbagliante, che nasconde la superficie scabrosa del granito. Lo stesso granito è quello che costituisce il pavimento delle vie, cosicché esse devono alla natura un lastrico ben più duro di quello che si può ottenere artificialmente.
Per caso strano egli doveva iniziare qui la carriera militare con una sconfitta, la quale naturalmente rimase sempre ignorata, una sconfitta di cui difficilmente parla la storia, ma che però è comprovata dagli eloquenti testimoni della fuga di lui, cioè da oggetti o strumenti d’artiglieria da lui abbandonati. Fra i primi c’è un cannone conservato ancora adesso alla Maddalena, e fra i secondi un grande quadrante di legno del quale faceva uso nel puntamento.
Che Napoleone sapesse bene dove colpire lo garantisce la tradizione popolare, che tuttora indica molti dei quartieri allora più popolati in cui penetrarono le sue micidiali granate.
Di tali granate alla Maddalena si può vederne ancora conservate parecchie, una anche nella parte superiore di un monumento a forma di piramide, che eterna la sconfitta del più gran generale del mondo di fronte alla piccola e debole cittadina della Maddalena. Infatti la Maddalena era allora bensì una fortezza, ma a dire il vero di quart’ordine; ora però non solo le sue fortificazioni furono interamente abbandonate, ma furono anche vendute a prezzi ridicoli, tanto che, per esempio, una torre da fortezza fu acquistata per 300 lire.
Garibaldi e Caprera
A breve distanza dall’abitazione del moderno Cincinnato, Caprera, separata dalla Maddalena da una stretta insenatura, naturalmente non potei resistere alla tentazione di vedere l’abitazione dell’uomo il cui nome le gazzette hanno da più anni riempito il mondo. Il buon capitano Sitzia, pure desideroso di fare una visita al suo eroe prediletto, offrendomi di portarmi con lui, me ne offrì la migliore occasione.
Ci imbarcammo quindi sulla leggera barchetta a remi del Tortolì che, passando davanti alla piccola Isola dei Giardini, in mezz’ora ci portò alla granitica isola di Caprera.
Un inglese di nome Colens [Collins], la cui vedova, una donna molto originale e come mi è stato detto un po’ pazza, abita tuttora una casa solitaria della Maddalena, aveva bensì già prima di Garibaldi comprata una parte dell’isola, ma non l’aveva sfruttata che per l’allevamento del bestiame. L’inglese morì ben presto a causa del clima per niente sano di queste isole, e oggi la sua vedova condivide col celebre uomo il possesso di Caprera, perché a parte loro due, qui non c’è alcun altro possessore di terreno.
Del resto Sitzia lo aveva anche trovato malato a letto e gravemente tormentato dal suo solito reumatismo, genere di malattia assai diffusa e spesso molto maligna in Sardegna. Tuttavia il Capitano mi assicurò che quell’uomo di buoni modi financo verso i visitatori a lui del tutto estranei, mi avrebbe ricevuto di certo. Ultimamente aveva perfino ammesso una terribile inglese, una metodista fanatica, venuta a Caprera appositamente per “salvare l’anima di Garibaldi”, come lei stessa diceva. Tale salvezza doveva essere raggiunta attraverso una dozzina di trattatelli di cui anzi gliene lesse uno. E quel buon uomo ebbe la pazienza di ascoltarla e la bontà di ospitarla il meglio possibile.
Si dice inoltre che questo uomo così poco diffidente, diventi non di rado la vittima di raggiratori, che spacciandosi per suoi più ferventi seguaci, gli scroccano sotto qualche pretesto del denaro e scompaiono poi senza lasciare traccia.
Ritornati all’isola della Maddalena, trovammo il Tortolì già pronto per la partenza, ed il Capitano tornato a bordo con me, diede il segnale per la continuazione del periplo, che doveva condurci, lungo la costa orientale della Sardegna, verso sud fino a Cagliari.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Disegni, dipinti e litografie dell’800
Collezione Luzzietti, Isolano di La Maddalena, ca 1795-1805, IN Francesco Alziator, La collezione Luzzietti: raccolta di costumi sardi della Biblioteca universitaria di Cagliari, De Luca 1963, Zonza 2007.
Nicola Benedetto Tiole, Abitanti dell’isola di La Maddalena, 1819-1826, IN Nicola Tiole, Album di costumi sardi riprodotti dal vero (1819-1826), saggi di Salvatore Naitza, Enrica Delitala, Luigi Piloni, Nuoro, Isre 1990.
Henri Félix Emmanuel Philippoteaux, Napoleone Bonaparte, 1835.
Archipendolo, IN Alberto La Marmora, Itinerario dell’isola di Sardegna, Torino 1860; Nuoro, Ilisso, 1997.
Cartoline e foto di fine ’800 e primi ’900
Collezione Antonio Frau – La Maddalena
Foto contemporanee
Nello Anastasio – Flickr, www.lamaddalena.info, Daniel Ventura e Gianni Careddu, CC BY-SA 3.0 – wikimedia commons, Antonio Frau
LA MADDALENA E CAPRERA
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